Capolavoro. Non tanto il pezzo, quanto Simoncino in sé.
Cioè, l'altro giorno ho chiesto a mia nonna di spiegarmi cosa fosse questo benedetto rap - perché alle nonne devi sempre dare qualche soddisfazione e permetter loro di insegnarti qualcosa - e lei praticamente mi ha parlato di Simoncino. Senza averlo mai visto né sentito.
Il rap, secondo mia nonna, è sessista. Le ho chiesto anche cos'era il sessismo, e mi ha dato una lunghissima spiegazione, che non ho capito troppo bene. Però, grosso modo, credo possa essere tranquillamente riassunto con la frase "So' sempre pieno, pieno de sorca, glielo metto in bocca e lei me lo lecca" pronunciata da un tizio che fa scendere dalla macchina delle ragazze con scritto "Simoncino" sulle mutande.
Il rap, secondo mia nonna è violento, mica come la musica che ascoltava lei da giovane, che era fatta per volersi bene. Del resto, è difficile credere che uno con in mano una mazza da baseball che canta "So' Simoncino guai a chi me tocca, e se tu ce provi io te sparo in bocca" ci stia implicitamente dicendo di far l'amore nei prati e rispettare il nostro prossimo.
Il rap, secondo mia nonna, non è mica musica, che ai suoi tempi quelli che facevano musica cantavano per davvero e suonavano la chitarra. Simoncino, in effetti, ha un flow che ricorda abbastanza da vicino quello di Giuliano Ferrara quando aveva provato a fare rap. Ma è meglio non dirglielo in faccia, altrimenti ti sodomizza in una grotta (ipse dixit).
Il rap, secondo mia nonna, è volgare e privo di contenuti. Ma qua si sbaglia, e dice così solo perché non ha mai sentito Simoncino. Voglio dire, se avesse ascoltato frasi come "so' rimasto qui, e mo' vado avanti, si me rode er culo, riempio i campi santi", la penserebbe diversamente, questo è poco ma sicuro.
Insomma, Simoncino è un sublime concentrato di stereotipi, e potrebbe diventare - ora che il Baldazzi ha perso svariati chili, insieme a una parte della sua leggendaria rabbia - la nuova icona di quell'irresistibile rap Più reale del vero che tanto mi piace. Ha davvero tutte le carte in regola: è incazzato, non ha peli sulla lingua, ha uno stile viscerale e primitivo, privilegia il contenuto alla forma e ha una sana voglia di rivalsa. E se guardi bene il video – girato con un gusto e una scelta dei soggetti che oserei definire alla David Lynch - scommetto che scopri altre caratteristiche che potrebbero decretarne il successo. Adesso su due piedi non me ne vengono altre, ma secondo me se guardi bene qualcosa riesci a trovare. Io e mia nonna non abbiamo dubbi: per il 2012 puntiamo tutto su di lui.
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La recensione Mente Malata di Scritto da Giulio Pons è apparsa su Rockit.it il 2012-07-19 00:00:00
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