Un album con una bella cura dei testi ma che, in generale, delude
Partiamo dalle parole. “Fotografii” è un album tutto dedicato alla parola: lo dice la descrizione del disco, lo confermano questi testi, ognuno ispirato a scrittori o a poeti dei periodi più diversi (da W. B. Yeats, a Joe R. Lansdale, a Lewis Carroll fino a nomi più recenti, certo meno conosciuti, come Fabio Molari e Roberto Mercandini). Superata quella fase dove li si legge con sospetto e ed una certa antipatia, la tipica che scatta con operazioni di questo tipo (dal sapore un po' accademico e intellettuale) poi si capisce che le canzoni funzionano: si percepisce una passione, l'ispirazione e, più che altro, ci regalano 10 storie ben rifinite, indipendenti tra di loro ma che hanno in comune un mood piuttosto preciso. L'ipotetico protagonista – facciamo finta che sia unico per tutte e 10 le canzoni – porta con sé un animo tormentato, violento e sicuramente scuro - se vogliamo punk – e solo in pochi momenti sembra avere una lieve apertura verso un atteggiamento più solare, a tratti psichedelico.
Tutto questo si fonde molto bene con la musica: “Fotografii” è un lavoro che viaggia all'interno di un triangolo immaginario tra Giorgio Canali, Angela Baraldi e il rock francese alla Noir Desir o alla Louise Attaque. Quindi un rock anni '90, triste ma deciso, dove gli strumenti elettrici distorti si sommano ad una sottotrama acustica (che trova un riscontro più che immediato nelle basi del progetto Marcabru, dal momento che si definiscono un gruppo di “folk randagio”) andando poi a toccare anche un certo rock ubriaco alla Pogues, o malinconie di fine anni '80 che mi ricordano vagamente gli House of Love.
Potete sentire, quindi, un bouzouki che si somma ad un didjeridoo e al tempo stesso ad una chitarra fuzzosa. La voce di Marie Rascoussier è forte e carismatica e plasma bene questa malinconia di fondo, insieme ad blues distorto che, a braccetto con i testi, rimane uno degli aspetti più affascinanti del lavoro. Quando il lato folk emerge di più (“Alice In The Skies”, “Fiori DeFormi”, “Canzonaccia Dell'Affabulatore Esausto”) il tutto sembra leggermente più sbilanciato e mostra qualche insicurezza. “Fotografii”, al netto di alcui spunti positivi e di un innegabile carattere, non è certo un disco perfetto. La registrazione non è delle migliori: per un gruppo che conta più di vent'anni di carriera non è più ammissibile sentire questa poca cura nei dettagli, conferisce alle canzoni un'immagine amatoriale certo immeritata; i brani finiscono con l'assomigliarsi troppo tra di loro e, quindi, stancano in fretta. Ce ne sono alcuni con con un'idea di produzione più precisa (“Canzonaccia Dell' Affabulatore Esausto”, quasi caposelliana) il resto galleggia su una massa sonora che – vuoi per difetti nel mix, vuoi perché a volte non senti una vera urgenza - non graffia come dovrebbe.
Non starei a infierire sul fatto che suonano una musica ormai datata, si percepisce una vera passione in quello che fanno, passione che negli episodi migliori di “Fotografii” si tinge di una cattiveria anche piuttosto violenta. Nel complesso è un disco a tratti molto deludente, con certo più di una buona intuizione ma che non convince a dovere. Sinceramente penso sia lecito aspettarsi di più da una band così.
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La recensione Fotografii di Scritto da Giulio Pons è apparsa su Rockit.it il 2015-07-02 00:00:00
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