Seconda release per i modenesi Browbeat, che rivoltano tutta la loro rabbia musicale con un album che potremmo definire quello della maturità. In attività da circa un quinquennio, il combo italiano corona la prima parte della carriera con l’approdo alla label inglese Copro e la collaborazione in fase di registrazione con l’esperienza di Dave Chang (già noto per aver regalato consigli a Capdown, Earthone9, Johnny Truant, nonché con i nostrani Linea 77).
Tredici brani di una (audio)violenza inaudita, che spostano più avanti il limite di concezione di musica estrema; limite che aveva già contraddistinto i Browbeat nel loro album di debutto “No salvation” di un paio d’anni fa. L’ombra dei Sepultura sembra ormai essere svanita del tutto, e una libertà espressiva che giova a brani feroci e gutturali - tra i quali spiccano “Hater”, “Grey sky” e l’ottima rivolta sonora di “Crush the system”-, ma soprattutto a tracce slow come “Pure smile” e “Face my rage”, episodi che denotano una capacità notevole di poter cambiare registro ed articolarsi in autentici trip core. Alcuni inserti in italiano non inficiano la complessità di “Audioviolence”, ed un plauso va anche al cantato di M.V., possente, preciso e sostenuto nella particolare tensione sonora che esce dai solchi di questa seconda fatica della formazione emiliana.
In un’ideale top five del genere, la formazione emiliana si affianca a storici ensemble come Crackdown, Linea 77, Raw Power e GF93: un muro invalicabile di furia tricolore.
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