Modernità e classicismo si intersecano dando vita ad una composizione più concentrata sulla creazione di paesaggi
Sarà stata la luna ad influenzare i vari momenti della vita di questo duo e a dare loro la giusta ispirazione, o sarà tutto frutto del loro calcolato sudore, o entrambi. Gli Oceans on the moon mettono a punto un album composto da 8 tracce, mescolando un ombroso dark, con un indietronica dai freddi e taglienti suoni, ed una new wave vecchio stampo. Mogwai and This will destroy you, Cure e Portishead. Modernità e classicismo si intersecano dando vita ad una composizione più concentrata sulla creazione di paesaggi, lunari decisamente, che non su testi e arzigogoli musicali. I brani sono estremamente variabili, dall’esperimento elettronico di “Kali Yuga”, si passa ad una sorta di ballads di stampo cinematografico con “Kate Austen”, “Garden” e “Nuvole”, in cui il trip hop dei Massive Attack fa da base per un viaggio strumentale ipnotico. Più malinconiche e con un lato a dir poco oscure sono “Prometheus failure” e “Children of Greece”, portatrici di quella corrente dark wave alienante ed ansiogena, trascinante l’ascoltatore in un tunnel di schizofrenica psichedelia. Il tutto si chiude con la melodica “Quick Love”. Tanto di cappello alle atmosfere, a volte un po’ intimidatorie, che gli Oceans on the moon sono riusciti a creare e chissà che la marea li continui a guidare nel loro cammino.
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La recensione Tidal Songs di Scritto da Giulio Pons è apparsa su Rockit.it il 2015-02-12 23:59:00
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