Prosegue nel suo personale percorso di incontro di elettronica e musica d’autore che meriterebbe ben altra attenzione, Beniamino Noia, con questo terzo lavoro intitolato “Sing!”. Abbandonati i toni soffusi e talora intimisti che abbondavano piacevolmente nei primi due lavori (“Beniamino Noia”, 2008; “Cry”, 2010), qui l’one man band padovano abbraccia climi sonori molto più radicali, tipici dell’hi-nrg (come ben esemplificato dall’opener “Marmellata”) o, quando si fanno più rarefatti, sognanti nella tradizione del trip hop anni ’90 (come nella title track), che sono forse i due poli estremi tra i quali prospera questo album.
“Radicalità” è forse il termine chiave per descrivere questo lavoro: qui tutto è estremo e essenziale. Della musica ho già detto. Le parole, quando ci sono, descrivono crude eventi e situazione estreme, come lo schianto stradale in “Marmellata” o l’invettiva di “Una iena”, adagiata paradossalmente su un tappeto sonoro dolce anche se ritmato; altrove, come in “Illuminami” il testo si riduce alla parola del titolo, ripetuta più volte ad esprimere l’assoluta urgenza dell’invocazione, sincera o polemica che sia; oppure scompare, facendosi puro canto senza parole, come in “Sing!”. A suo modo estrema è la permanenza, comunque, in un siffatto panorama, della melodia, che conferma in modo prepotente la propria cantabilità e orecchiabilità, in rotta di collisione con la durezza di suoni (opposizione particolarmente evidente in “Transition”).
Un lavoro di transizione e al tempo stesso maturo, che si apre a belle collaborazioni come quella di Michele Sambin degli Eastrodeo che regala un assolo di sax free jazz sulla prima traccia; o come quella della versatile chitarra di Mirko di Cataldo, della band di Debora Petrina, sulla seconda; o, infine, di Kole Laca (2Pigeons, Teatro degli Orrori) su “Ordinary Toy”. Corona il tutto il mastering di Max Trisotto, fonico di Offlaga Disco Pax. Consigliato.
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