Gente che sa di essere brava. E ha ragione
Sono un forte sostenitore dei compromessi a fin di bene, e questo ep è un risultato che sintetizza perfettamente questo concetto, in una qualche misura. Un mix perfetto tra pezzoni che ti smuovono ma senza essere stupidi, ricerca musicale e istinto, testi non impegnati ma nemmeno idioti. Un prodotto venduto e pensato nei minimi dettagli, da un conoscitore del mercato e dell'ambiente con anni di esperienza nel settore.
El Raton è Manuel, ha 24 anni, di Olbia ma di origini Ecuadoriane. Ha fondato la Machete crew e ha spinto gli artisti che tutti conosciamo fino ad ora, quando ha deciso di scendere in campo in prima persona. Ha fatto tutto lui, liriche, cantato, beat. Eccezion fatta per la prima traccia, prodotta da Anagogia, il singolo "Jerry il sorcio". "Rattopsy" è il suo primo lavoro, e lo presenta bene. I beat sono roba fresca, non classic hip hop, ma più orientati verso cose elettroniche. Lui li definisce frutto dell'esperienza a Londra (se è vera la storia che ha fatto il bartender per Gordon Ramsey cinque alto, che ridere) ed effettivamente si sente. Qualcosa di trap, qualcosa di dubstep ultima generazione (prima che morisse), sicuramente tanta grime, e una sottile attitudine al metal.
Il primo singolo, che apre il disco, è "Jerry il sorcio". Si capisce che è il biglietto da visita, che mette subito in chiaro l'intenzione dell'intero ep, ovvero di fungere da stretta di mano a chi non lo conosce. Perfetta poi la chiusura con citazione di un dialogo tratto da "L'odio" sul famoso topo dei cartoni. Uno skit autoironico con la Machete e salto a "Frank Morris", un'eccezione triste e un po' cupa, con cori finali da chiesa, ma la cito solo perché ad onor di crnica credo sia l'unico pezzo che spinga poco. Di fatti poi con "#Rattopsy" si recupera il tempo a velocità doppia tra citazioni a cascata e prove di flow infuocato sul beat a ritmo Prodigy. Si chiude con un aspra riflessione sul rapporto con il padre in "Who'z your daddy", prima di ripetere il tutto ep con le tracce complete solo strumentali, un ottimo modo di concentrarsi sull'attenzione messa anche appunto nel beatmaking. O per fare il karaoke.
Insomma un tizio che sa cosa fare, dove arrivare, e come arrivarci sopratutto, particolare fondamentale che a molti sfugge di questi tempi. Di fatto è subito entrato nei dischi più venduti appena uscito, una conseguenza naturale di tutto il lavoro che c'è dietro. Una prova di alta professionalità mista ovviamente a delle skills importanti e una consapevolezza di sé non gonfiata immotivatamente, come accade ad alcuni colleghi molto scarsi. Purtroppo ormai l'hip hop in italia è pieno di gente che si sente " il migliore" nonostante faccia palesemente schifo, io la chiamo generazione Balotelli. El Raton ti dice invece "io sono bravo", ha ragione, e sa perché. Perché ci ha lavorato, si è guardato in giro, l'ha presa seriamente, e si è fatto il culo.
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La recensione Rattopsy EP di Scritto da Giulio Pons è apparsa su Rockit.it il 2014-09-04 00:00:00
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