Due canzoni. Due osservatori.
Andrea sostiene che il primo contatto debba essere superficiale, ci sarà tempo per creare una conoscenza intima: la musica inizia e si avvicina, lui le da il via e prende le distanze.
La sua ragazza, Maria, la pensa diversamente. Il suo “Primo ascolto”è una liturgia.
All’occasione arriva preparata (forse troppo, rischiando di perdere il colore della spontaneità.), si documenta, si informa e, una volta pronta, inizia e riesce a non perdere una parola ed una nota di quello che ha scelto.
Due brani per entrambi. Seiminutiequarantotto per entrambi.
Andrea prende la custodia scura e sottile, inserisce il cd nel suo stereo e inizia a preparare la colazione.
“Solo lei”segue reticente il rito del caffè, adattando con difficoltà la sua energia ai movimenti lenti del mattino.
Parole che descrivono come respiri sincopati dall’affanno un amore ossessivo e tormentoso, un rock potente che si apre ad un’infinità di generi appena accennati :crossover, grunge, che arriva già celebre prima del prologo: nota commistione di sonorità propriamente americane e melodia tipica dalla tradizione canora nazionale (…i Mistonocivo sembrano i fratelli con cui la sorte è stata più generosa concedendogli una attraente possibilità!).
Maria è nella sua stanza, seduta sul tappeto blu. La prima cosa che nota è che la voce protagonista a volte trabocca, gli eccessi ogni tanto la fanno uscire dai binari, qualche stonatura lieve che ha la qualità di imprimersi nella memoria come ogni imperfezione, ed è un peccato perché ha un tono strafottente e beffardo che potrebbe essere sfruttato meglio se tenesse conto dei propri limiti.
“Paure” scinde definitivamente i due ascoltatori.
Per Andrea è un sottofondo gustoso, quella voce bistrattata e tirata fino al limite cattura e trasporta gli umori in posti dove possono scollarsi e distendersi; “la sostanza del mio essere diventa più acida” è una di quelle frasi che se coglie il momento adatto suona tristemente familiare.
Maria ha la chiara sensazione che non sia null’altro che un principio quello con cui si sta sposando il suo udito, una base su cui, se si avrà voglia, intenzione e dedizione, si potrà costruire.
Non è un’impressione nata dalla scarsità di materiale, ma dalla sua composizione.
Canzoni immature perché troppo compiute, perché nate già vecchie, perché incapaci di conoscere per poi dimenticare “la musica che gira intorno”.
6:48: una tazzina vuota. 6:48: uno sguardo non pago.
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La recensione Paure di Scritto da Giulio Pons è apparsa su Rockit.it il 2003-06-26 00:00:00
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