Abbandona una certa leggerezza, l'ironia, si concentra sulla società, la crisi economica e tutto il resto. Un album, in fondo, genuino.
Lo ricordate quel cantautore romano che intonava melodie canticchiabili e ironiche? Che scalzava il repertorio di Claudio Baglioni e Vasco Rossi dai falò sulla spiaggia, sbaragliando la concorrenza inossidabile con l’ammiccante “Me So' Ubriacato”, la irresistibile “Tevere Grand Hotel”, la sensuale “Rumba magica”, la divertente “Serenata lacrimosa” e la gioiosa “Marylou”? Ecco, sì, proprio lui: Alessandro Mannarino.
Bene, sappiate che ha messo momentaneamente da parte la sua voglia di far festa e di prendersi gioco di ricchi e potenti per ragionare con noi di questioni urgenti e serie: ha deciso infatti che questo nuovo album, terzo di inediti nella sua carriera, dovesse avere il compito ed il dovere di far pensare, di permetterci di aprire gli occhi sulle responsabilità di questa non più tollerabile crisi economico sociale. L’autore di “Bar della rabbia” e “Supersantos” ci invita a compiere con lui un viaggio “Al monte” e a scoprire, attraverso uno sguardo distante ed obiettivo, i meccanismi, gli abusi, gli inganni insiti nella nostra società. Il tutto in una manciata di canzoni che non superano complessivamente i quaranta minuti.
I richiami letterari e musicali sono importanti e mutuati da repertori appartenenti alla consolidata tradizione italiana, poco spazio trovano la cultura underground, l’ironia, la licenza e la contaminazione. Non si tratta di un disco che conquista al primo giro nel lettore, ma si insinua verso dopo verso sotto la pelle facendo sì che chi ascolta si ritrovi nelle storie dell’uomo di provincia (“Malamor”), di chi assiste all’arrivo della ultima illusoria divinità (“Deija”), del nipote che attinge la saggezza del nonno (“Gli animali”), dell’umile che osserva le regole dei potenti (“L’impero”), del prigioniero ammazzato di botte dalle forze dell’ordine (“Scendi giù”) e degli amanti che si lasciano e si ritrovano (“Gente”, “Signorina”, “Al monte” e “Le stelle”).
Le canzoni sono strettamente legate l’una all’altra quanto a temi e stile: il percorso della vita inizia nella prima ritmata traccia “Malamor” con la nascita del bimbo, il cui ben venuto al mondo è uno “schiaffo sopra il culo”, e si conclude nell’ultimo pezzo della tracklist, la minimale “Le stelle”, con il misurarsi dell’uomo al cospetto del firmamento, la visione del quale dà nuova dimensione agli affari terreni e una nuova possibilità all’unica forza salvifica cioè l’amore.
Anche lo spartito si adegua alla materia, non concedendosi fughe nel divertimento e limitando le contaminazioni senza troppo disturbare l’impianto cantautorale. Con Alessandro siamo felici di trovare i musicisti di sempre: da Tony Canto a Luca Scorziello, passando per Antonino Vitali, Simona Sciacca e Tony Brundo. A loro si aggiunge chi non avremmo mai pensato: l’ex Avion Travel e ora Musica Nuda Ferruccio Spinetti.
Nella nuova veste di cantastorie, che ci richiama gli autori del romanzo di formazione di fine ‘700, il Nostro è un po’ spiazzante: seppur compositore di canzoni piacevoli ed interessanti, rinuncia volontariamente a conferire alla sua opera tutta una serie di ammirevoli qualità come l’allegra effervescenza, la dissacrante ironia e i ritmi trascinanti, lasciandole in disparte il tempo di un disco, per rendere più efficace il messaggio. Lo fa consapevolmente, a costo di perdere fan e perdere quote di mercato, per responsabilità sociale e onestà intellettuale. Forse non consumeremo di ascolti “Al monte” come le precedenti e – sono sicura – le prossime produzioni, ma dobbiamo riconoscere ad Alessandro grande genuinità, rara nel mondo major.
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La recensione Al monte di Scritto da Giulio Pons è apparsa su Rockit.it il 2014-06-02 00:00:00
COMMENTI (1)
Colpevolmente in ritardo, mi accingo a complimentarmi con Mannarino per uno dei piu bei album dell'anno, capace di usare la metafora(animale) in manoera poetica ed evocativa, estremamente politica, dimostrandosi la cosa piu vicina a De Andre dopo De Andre. Sulla recensione invece, mi permetto di dissentire sul considerare Questo Mannarino "inferiore" al precedente solo perchè meno scanzonato: non sempre si puo ridere delle proprie sfortune di emarginati e a volte all'autoironia ci si sente in dovere di sostituire una critica piu diretta. Questo album, in quanto a spessore , è una spanna sopra i due precedenti, oltre che a buonaparte di quanto uscito ultimamente. Terminare l'ascolto con un sorriso e la voglia di ballare è bello, ma lo è anche e forse di piu, terminarlo avendo riflettuto sulle note di Malamor, gli animali,l'impero,scendi giu e al monte, metafore di storie vere che riflettono il nostro momento storico. C'è un momento per ogni cosa e per Mannarino, questo, è quello di essere incazzato! condivido.