Chissà cosa ne pensa la psicoanalisi del metal
Partiamo dal nome: Egosystema. Roba da scomodare addirittura il dottor Freud. Loro, una band piemontese, lo spiegano così: "vuole indicare un insieme di elementi connessi tra loro che interagiscono secondo il proprio io". Filosofia e quello che non t'aspetti: il metallo. Perché la filosofia sta nel nome, il metal nel suono.
Un quartetto di base con qualche collaborazione alle tastiere e ai sintetizzatori che ha sfornato questo debutto dal sound tipicamente decadente: “Dentro il vuoto”. Un disco di otto brani in cui i testi sono in italiano e il sound è americano. Si parte con “Luce” e con distorsioni a iosa, riff che girano su cambi di tempo con la voce che passa spesso dal cantato all'urlato. Violenti ma melodici. È tutto ciò che accade anche in “Cosa mi resta”. Tutto si fa un tantino più violento in “Giorni” dove appare il doppio pedale alla batteria. Poi, la canzone che non t'aspetti “Collezione d'anime” dove fino al ritornello sembra di essere di fronte al pop rock, un momento di rottura che francamente non guasta, compaiono perfino tastiere che fingono di essere archi. Con la title track invece i riff si alternano meglio, c'è più varietà, più cambi di tempo. C'è la ventata di cambiamento. Eppure sembra non bastare.
Il brano “Ora” ha una parte melodica sui ritornelli che stupisce e, stranamente, pensi che forse è quello il genere in cui dovrebbero addentrarsi veramente senza stare a scopiazzare i riff metallari. Alla fine non ti rimane nulla di sensazionale. Manca quel "quid" che tutti cercano e che nessuno sa veramente cos'è: roba da far girare la testa, da andare in analisi. Giustappunto.
---
La recensione Dentro il Vuoto di Scritto da Giulio Pons è apparsa su Rockit.it il 2015-04-01 00:00:00
COMMENTI