I NuovoalchimiA, pugliesi di nascita e romani d'adozione, sono usciti, dopo due ep alle spalle, con il loro primo album totalmente autoprodotto dal titolo “Trasmutazioni 5”. Il loro sound è un alternative rock energico e ben costruito che però stona con il cantato che ha tutt'altra attitudine, quasi pop. Tecnicamente non ci sono sbavature, sia da parte della sezione ritmica che delle chitarre che della registrazione, ma purtroppo, in questo "Trasmutazioni" c'è una dicotomia di fondo tra la parte strumentale che ha un backgroud musicale molto rock alternativo italiano e un cantante che sembra non aver mai ascoltato nulla di simile. Questo difetto di fondo si nota in tutte e otto le tracce del disco, da “Brain drain” a “Come”, proseguendo con “Paradiso artificiale”, “La tregua”, “Figlio del futuro”, “Plastica” e finendo con “Resta in piedi”.
Per l'intera durata dell'album la voce del cantante appiattisce tutto quello di buono, espresso dai musicisti alle sue spalle. Ad amplificare ancor più tutto quello detto fin'ora ci sono i testi che emergono come un insieme di idee poco originali e messe insieme in modo confuso. Ad esempio quando in “Essenza” sentiamo: “...percorro strade in cerca del mio essere, è l’esistenza che ci rende succubi di desideri e di bisogni effimeri... In ogni cosa cercherò l’essenza, non è solo questione d’apparenza” si toccano temi su cui l'umanità sta discutendo da secoli e li si liquida con rime scontate e banali. I NuovalchimiA devono decidere se fare rock o pop da Sanremo giovani. Questo confusione d'identità per ora non premia.
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