Flussi di parole e suoni fra arte e teatro.
Forse sono vittima della società dell'immagine, ma non riesco proprio a non pensare che qui mancano dei visual. Ascolto il disco e mi sembra di sentire delle sonorizzazioni senza l'oggetto sonorizzato. In attesa o nella speranza quindi che qualcuno aggiunga agli scritti, alla voce e ai suoni anche delle immagini – si tratta pur sempre di un progetto multimediale – non mi resta che provare a formarmele in testa, le immagini, ad ascoltare come se fossi in una stanza buia di fronte a uno schermo, oppure a un attore, un artista, un ballerino che danno vita a delle performance. Le quali ricorderanno sicuramente – e banalmente, perdonate la mancanza di fantasia – l'arte e le sperimentazioni degli anni sessanta – riferimento scontato, ribadisco, ma non si citerà mica il Fluxus così per caso?
I testi recitati dall'attore-regista Ernesto Orrico sono flash di osservazione e denuncia, flussi di parole e giochi con la cultura alta e la cultura pop, stranianti come i suoni minimali, apocalittici, futuristici, vintage, concreti o immaginifici di cui musicisti delle più varie estrazioni li hanno vestiti – o spogliati – e andrebbero affrontati in un ambiente adatto che difficilmente, almeno per chi tende a distrarsi, possono essere la casa e le casse del computer. A meno che non si spengano tutte le luci e ci si trasporti in un teatro mentale.
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La recensione the Cult of Fluxus di Scritto da Giulio Pons è apparsa su Rockit.it il 2014-09-09 00:00:00
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