Un aspirante Elliott Smith non depresso, ovvero Thomas Polioli e il suo lo-fi bergamasco.
Aspirante Elliott Smith bergamasco. Thomas Polioli è ironico, tanto per partire da un dato di fatto. Però con l’autore di “Figure 8” qualche affinità la si può sempre trovare. Argomentazioni al riguardo? Eccone un paio: l’approccio acustico e la vocazione lo-fi. Peccato manchi la depressione. Polioli è allegro, solare, crede nei (bei) sogni, nella famiglia, nella bellezza dell’adolescenza, nei supereroi inventati di sana pianta. Ed è spiritoso (“Quando morirò io ho paura di annoiarmi vedendo tutta la mia vita scorrermi davanti”, recita in “L’alba di Mercurio”) e portatore sano di insane eccentricità, come quella di raccogliere (nel senso di collezionare, si suppone) quaderni di scuola: una cosa bellissima, c'è da crederci.
Giusto per non divagare, aggiungiamo che il ragazzo forse non arriverà mai sulla copertina di “Mojo” ma se la cava bene, almeno quanto la maggior parte dei suoi colleghi cantautori un po’ folli usciti dal sottobosco negli ultimi dieci anni (chi si ricorda di Fabio Viscogliosi?), anche se dovrebbe smetterla di calcare troppo la mano con il synth...
"Il mio equatore" rimane comunque un dischetto dignitoso e carino, chissà cosa ne avrebbe pensato Mr. Smith.
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La recensione Il mio equatore di Scritto da Giulio Pons è apparsa su Rockit.it il 2014-10-15 00:00:00
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