“Due volte nello stesso fiume” mostra anche una non comune perizia tecnica del combo lombardo, nota a latere di non trascurabile entità
Panta Rei o dell’impossibilità di bagnarsi per due volte nello stesso fiume. Questo dovrebbe essere, a spanne, il senso eracliteo che i La Belvert hanno voluto imprimere al titolo di questo lavoro contenente sette brani di puro cantautorato (in) italiano. Forti di importanti collaborazioni con il passato (Alberto Fortis) ed il futuro (Le Luci Della Centrale Elettrica) del panorama musicale nostrano, licenziano per Marjucha Sound, questo esordio quanto mai ricco di suggestioni e rifrazioni.
Concepito tra Milano e Berlino ma con il cuore rivolto verso un’ideale mecca sonora che sa di sud del mondo, “Due volte nello stesso fiume” è un disco polimaterico, che prende a prestito gli stilemi classici della forma canzone tradizionale ma che non si fa problemi ad ibridarsi con la etno e il folk , che con un gioco continuo di rimandi ci suggerisce un immaginario vicino a certe cose del Niccolò Fabi più ispirato (“Cambierà”) e subito dopo ci carica su di un tappeto volante destinazione Medio Oriente (“Sefira” e “Torri di Babele”). Che ai La Belvert non difetti l’ardire e una certa inclinazione alla sperimentazione, lo testimoniano brani quali “Tango Loco” che con il suo incedere da vaudeville, ci porta direttamente dentro a “Canzoni a manovella” di Vinicio Capossela o (“Miglia al vento”), ballata sui generis tra Max Gazzè e Il Cile.
Ottimamente registrato tra lo studio casalingo dei quattro musicisti milanesi e il Frigo Studio di Francesco Ferrari e Francesco Cego, “Due volte nello stesso fiume” mostra anche una non comune perizia tecnica del combo lombardo, nota a latere di non trascurabile entità. Esordio più che positivo quindi, segnali incoraggianti che lasciano ben sperare .
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La recensione due volte nello stesso fiume di Scritto da Giulio Pons è apparsa su Rockit.it il 2014-11-11 00:00:00
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