Esordio del cantautore emiliano. Radici blues, ma un’attitudine pop che stufa presto.
“Fabio Gualerzi” è l’omonimo debutto del cantautore emiliano, chitarrista e cantante con alle spalle una certa esperienza live, su palchi locali e non, nell’ambito del country e del blues. Con queste undici tracce, Gualerzi, già attivo negli Statale 9, prova per la prima volta a mettere a frutto il proprio percorso in un lavoro da solista. Nonostante sia presente l’influenza del blues rock a stelle e strisce, in realtà quello cui ci troviamo davanti è un album molto più vicino ai territori del cantautorato in salsa rock e pop/rock all’italiana; quelli battuti ad esempio, per fare un paragone che per le stesse ragioni (geografiche) risulta scontato ma anche calzante, dal primo Luciano Ligabue.
Soprattutto, è un album che può vantare ottimi suoni, una buona produzione e arrangiamenti quasi sempre molto validi, ma che stenta a decollare. I pezzi più grintosi (“Il giro com’è”, il quasi spoken-words funkeggiante di “L’assassino dei Sogni” o la robusta “Notte”, che grazie a un ottimo fraseggio di violino è forse il pezzo più interessante del disco), si fanno ascoltare e, pur non presentando nulla di fresco o sorprendente, non mancheranno di soddisfare i fan del rock leggero in italiano con un buon riffing di chitarra e qualche passaggio strumentale ben costruito; ma il lavoro, soprattutto nella parte iniziale, si perde una serie di ballad e semi-ballad dal sapore eccessivamente classico, un già sentito privo di guizzi personali che a volte arriva ai limiti del noioso.
E non bastano i piacevoli fill di banjo o di armonica a liberare canzoni come “Noi” e “Stanza #43” da quell’aura scontata di pop italiano da classifica che fa prepotentemente capolino nei ritornelli e nelle strofe, aggravata dall’eccessivo uso, nei testi, di rime baciate e di descrizioni quasi letterali che rischiano di risultare presto pesanti all’ascolto. In definitiva, si tratta di un lavoro ben curato, ben prodotto (dallo stesso Gualerzi) e ben suonato, da un gruppo abbastanza nutrito di musicisti validi; si tratta sicuramente di una buona base, ma, per il resto, il tiro va aggiustato.
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La recensione Fabio Gualerzi di Scritto da Giulio Pons è apparsa su Rockit.it il 2015-04-15 00:00:00
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