Lo scarto è sempre tra l'essere e l'apparire e Rasty Kilo è. Un ragazzone di 26 anni che viene dalle zone più difficili di Roma, che si autocelebra e lo fa con poco contegno, spesso oltre le righe (basta guardare i suoi canali social per accorgersene). La differenza sta nella naturalezza del gesto, per quanto goffo e coatto, ed è quello che ci introduce bene a questo "Molotov", secondo disco del nostro, il primo sotto l'egida di Machete Empire. La scuola è quella rapcore (come da nome del suo precedente progetto) di M.O.P., Mobb Depp e compagnia 90s, l'impeto e la rabbia gli stessi dei colleghi d'etichetta.
Non le manda certo a dire, e lo fa incastrando intenzioni e vocabolario con stile e prepotenza, concedendosi pochi scivoloni e limitando l'uso di formule prescritte (anche se quel "sono il campione del popolo" dopo 15 secondi poteva far temere il peggio). Un carattere aggressivo che si modella su racconti randagi, storie di tradimenti, amore rissoso e improvvisi squarci di luce che sono i sogni usciti fuori dal cassetto e già abili a camminare in piedi. Dei tre guest, Achille Lauro timbra il cartellino per la miglior presenza, le basi curate da Dr Cream invece non colpiscono mai a fondo, aggiungendo il giusto senza però marchiare a fuoco i pezzi. Manca ancora un briciolo di personalità insomma, che probabilmente a Rasty già appartiene, ma che ancora aspetta di essere tradotta nella rima giusta. Attendiamo fiduciosi.
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