Saimon Fedeli concretizza il suo eclettismo strumentale (nasce batterista, passa poi alla chitarra e al piano) proponendo “Canzoni dal primo piano”, il suo album d’esordio alla soglia dei quarant’anni. Il disco si apre con “Questa estate”, è la più orecchiabile grazie a un continuo salto tra reggae e ska. Dal punto di vista del testo c'è molto qualunquismo: si inizia a parlare di buco nell'ozono e rifacimenti di asfalti, passando per i tg e le stelle, finendo con le onde del mare; un pastone senza grande logicità. E' una canzone ritmata ma che ha poco a che fare con il sound del resto dell’album. Se prendete “Ti sei accorta” o "La risposta" capite da soli: la chitarra acustica e il pianoforte diventano centrali, Fedeli prova a buttarci dentro anche un po' di blues ma il risultato è sempre prevedibile e scontato. Una sorta di pianobar da accompagnamento, un tappeto di fondo che non lascia mai il segno. Tra una traccia e l'altra non c'è uno stacco, manca un cambio di marcia, sia musicalmente che testualmente. Non che il primo impatto sonoro sia male, ma alla lunga sembra di sentire sempre il medesimo pezzo.
Meglio quando entrano gli archi ("Mi hanno detto") o quando il basso prova ad essere messo in primo piano ("Come sabbia", il pezzo sicuramente più sentito, dedicato al padre) a reggere la linea melodica. Resta un album pop dal sapore generalista, con tracce semplici, dove spicca ma una buona tecnica (soprattutto se ci si concentra sulla chitarra acustica) ma che suona il più delle volte stanco e ripetitivo.
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