Storie di sud e paesaggi brasiliani in un disco che di italiano ha solo l'autore.
Domenico Imperato è un esploratore, un professore di antropologia subtropicale che spiega ai suoi alunni componendo canzoni, ma anche un narratore della contaminazione tra fauna e flora declinate in forma di poesia. Le tante suggestioni racchiuse in quest'opera prima sanno di caldo e sudore, di gusti esotici in pietanze nostrane, di viaggi su treni vecchi e scoperti, insetti della frutta e artisti di viottoli sperduti.
"Postura Libera" porta alla luce tutto il background sonoro di questo bravo cantautore nativo pugliese, fatto di america latina e profonde radici del sud italia, in dieci vere perle di bravura compositiva. Dieci pezzi ognuno con la propria finitura lucida, beccheggiando tra armonie jazz, ritmiche popolari brasiliane e tipico cantautorato italiano, la scaletta è giusta nel suo svolgersi; ogni intro è la soglia di una stanza piena di cose da toccare e spostare, e questa sensazione tattile è paradossale: nelle canzoni, specialmente le più ritmate come "Frutta Tropicale" o "Postura Libera" si avverte l'esigenza di contatto fisico con gli oggetti del testo, di riprodurre una macedonia con i pensieri o accarezzare tessuti leggeri.
C'è molto brasile qui dentro, le esperienze passate nella terra del Cristo Redentore hanno plasmato il modo di arrangiare e anche di cantare di Imperato, di rado si sgarra dal ritmo di bossa nova (Vinicius De Moraes, Antonio Carlos Jobim), il che rende ogni brano elegante e lievemente incalzante anche se su battiti lenti.
La cura dei suoni è discriminante imprescindibile per creare sfumature ed alzare il pathos nei momenti giusti, "Sud" ad esempio è una di quelle canzoni che si distaccano dal tanto brasile descritto finora ma solamente con pianoforte e violino si trasforma in una incantevole poesia dedicata alla terra e alle origini in cui il testo si enfatizza proprio grazie alle sottolineature dei due strumenti. Strade jazzistiche e più anglosassoni vengono percorse in "Madre Mare" e "Gira", pezzi alla Sergio Cammariere, tra i pochi nel disco cantati interamente in italiano, sì perchè l'ordem e progresso che si respira è inevitabile, data la preferenza per il portoghese. Menzione particolare va a "L'Aquila" dedicata alla città abruzzese e alla sua voglia di vita ancora più forte dopo il terremoto del 2009: Imperato racconta piccoli particolari semplici ma concretissimi attraverso i quali compone un piccolo dipinto, italianissimo stavolta, ricolmo di coraggio.
"Postura Libera" è un ottimo album d'esordio, di quelli che impressionano per ricchezza di atmosfere e suoni, sono chiarissimi i percorsi e lo stile, difficile trovare dei difetti perché il sapere artistico musicale di Domenico Imperato ha fondamenta costruite negli anni, radici ancorate al sud del mondo, ad una latinità sì classica e poco sperimentale, ma talmente ben servita a noi ascoltatori che c'è solo da mettersi le cuffie e godere.
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La recensione Postura Libera di Scritto da Giulio Pons è apparsa su Rockit.it il 2015-02-18 00:00:00
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