Marcoavaro
L' alba 2014 - Lo-Fi, Rock

L' alba

Opss… he did it again! Già, è tornato Marco Avaro.

Opss… he did it again! Marco Avaro non si ferma mai: puoi stroncarlo, deriderlo, eluderlo ma lui è sempre lì, a sfornare un album dietro l’altro, impermeabile a ogni tipo di critica, forte di una tenacia e una continuità impressionanti. A qualche mese di distanza da “Uno dei più grandi artisti degli ultimi 30 anni” ecco arrivare “L’alba”: sette canzoni, non tutte inedite, che spingono il musicista piemontese verso territori inesplorati. La techno sporca e cattiva lascia spazio alla chitarra elettrica e al rock and roll, complice l’arrivo del compagno di merende Leo Palmiro. Per il resto cambia poco o nulla: il linguaggio è quello della strada, i testi rimangono violenti e al tempo stesso post-adolescenziali, la voce volutamente (volutamente?) sgraziata. E nemmeno la qualità del suono subisce scossoni: se il computer se ne sta a riposare in un angolo, il lo-fi riesce comunque a farla da padrone, idem gli errori e le inesattezze sparsi qua e là per il disco, anch’essi compresi nel prezzo. In fondo cambia tutto per non cambiare nulla, se è vero che dalla ventina di minuti scarsi dell’Ep esce un rock di maniera suonato maluccio, come già forse si era intuito, che sembra sbucato da una serie di out-take di Vasco Rossi.

Sembrerà paradossale, ma alla fine del giro rimane solo la stima per la testardaggine del ragazzo, che però dovrebbe sbrigarsi a incanalare meglio il proprio istinto, condizione essenziale per essere preso una buona volta sul serio. Ma è probabile che al buon Marco vada bene così, ascoltare con attenzione il testo de “Il ballo del fallito” per credere.

 

 

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