Si sente che hanno studiato bene, i Cinema Noir. Hanno appreso l'arte del crescendo senza compromessi. Hanno fatto propria la cinematografica malinconia del post rock. E hanno tirato fuori riverberi importanti e distorsioni dalla grana grossa, come veterani che poco hanno da chiedere alla musica moderna. In "Cold Feet for Others Backs" i Cinema Noir dichiarano la loro resa incondizionata nei confronti del post rock tradizionale. Anche se è più corretto parlare di atto d'amore. Perché tutte le regole del caso - gli arpeggi, i rullanti insistiti, i titoli chilometrici forzatamente sarcastici - riportano dritti a cavallo tra la fine degli anni Novanta e i primi Duemila. Si stava bene allora, dunque perché non tornarci?
La band siciliana sa esaltare e sa esaltarsi. "When Sigur Ros Don't Play Music They Name Ikea's Forniture" parte pomposa ma piuttosto rigida, come se fosse una jam session utile per provare i volumi sul palco. Poi però i Cinema Noir cambiano marcia e la loro musica esplode in mille colori diversi: il sintetizzatore detta i tempi e il resto degli strumenti costruisce lampi di bellezza rara e avvolgente. "You Are Useless Like a Tom in Two Thousand Ten" mescola chitarre in delay e atmosfere wave, in un'alternanza molto buona di post rock ed elettronica che poi sfocia in un finale distorto dal fascino epico. Bello. "Everybody Knows that Fabrizio Is Lucky" è un momento di sospensione ambient: in un film accompagnerebbe sguardi che firmano addii silenziosi.
I Cinema Noir suonano bene, sfoggiano idee chiare e soprattutto sono in grado di sfuggire agli stereotipi del post rock grazie a un uso sapiente dei synth e dell'elettronica. Chi ama certe sonorità dovrebbe tenerli a portata di click.
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