Mario Venuti
Grandimprese 2003 - Rock, Pop

Grandimprese

Ha detto qualcuno: Mario Venuti può piacere o meno. Ma quando leggerete i testi di questo cd non potrete fare altro che prendere atto che si tratta davvero di un grande artista. Siamo pienamente d’accordo e, banalmente, aggiungiamo che questo “Grandimprese” può essere etichettato proprio come l’album della maturità dell’ex Denovo. Elegante come il passo di un gatto, raffinato come sempre, malinconico quanto basta. In poche parole, bellissimo.

Mario Venuti è sempre stato un musicista fuori dagli stereotipi di una rumorosa città definita – a torto o a ragione – la Seattle d’Italia. Lui, Mario, si è sempre tenuto a debita distanza dai riflettori e da quel continuo scimmiottare qualcosa che non esiste e che vorrebbe essere. Mario Venuti è la sua musica, la sua vita, i suoi viaggi, il suo stare in disparte perché l’importante è essere, non apparire. E’ l’espressione di una Catania musicale che si riconosce ancora nel tatto e nell’eleganza di quello che sono stati i Denovo, che è ancora Franco Battiato, mettendoci dentro anche quella sfrontata ironia tutta isolana incarnata da Carmen Consoli. In “Grandimprese” c’è un po’ di tutto questo: c’è l’amarezza di “Re solo” e la poesia - perché di poesia si tratta - de “L’invenzione”, che riteniamo in assoluto il più bel brano dell’album. C’è ancora l’omaggio ad Ivan Graziani (“Monna Lisa”) e quello alla patrona della città etnea (“Sant’Agata su Marte”), originale sia nell’approccio vocale che nella struttura musicale.

Un album realizzato, parafrasando un altro pezzo del disco, “di cuore e di braccia”, nella piena consapevolezza che la bellezza è un fatto soggettivo e chi la afferra ha il dovere-diritto di renderla nota a tutti. No, non esageriamo, non ci lasciamo andare a inutili e zuccherose dichiarazioni, ma “Grandimprese” è un piccolo capolavoro di cui la musica leggera italiana ha un gran bisogno.

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