Fissare un bicchiere di cristallo per minuti può causare giramenti di testa, quello che si vede attraverso di esso è forse più nitido, illuminato e chiaro della vista normale, se lo metti contro luce e trovi il punto esatto che ti abbaglia perdi la vista per un secondo, ma poi lo vuoi rifare perché ti è piaciuto. La voce di Rita Zingariello stupisce per lo stesso motivo, delicata e cristallina come solo una voce femminile può essere, il canto di sirena che ti ammalia e ti attira, anche contro la tua volontà. Leggero passaggio dalla macchia mediterranea alla riva del Tamigi, "Possibili Percorsi" è un disco di raffinato pop melodico, confinante col jazz e le ritmiche sudiste, vere radici della cantautrice pugliese. Ci sono momenti per socchiudere gli occhi e galleggiare a mezz'aria tra minimi tocchi di chitarra o pianoforte, come in "Risalire" dove basta un lieve delay per sottolineare in maniera quasi angosciante un testo grave ma speranzoso: "assuefatta dal moto delle onde/e la terra che mi fa tremar la testa/e dopo tanti porti/è nel mare che mi sento ferma"; un sospiro di sollievo (il medesimo effetto si capta anche in "Grigio, nero, bianco" e "A volte il caso").
Non è così elementare riuscire a scrivere testi in italiano, e parte della bravura della Zingariello sta proprio nel raccontare le canzoni con termini semplici e veri, la timbrica vocale morbida poi fa da amplificatore naturale ai concetti, la retorica è ben altra cosa. Nelle dieci tracce di questo disco non solo i sogni sono protagonisti, ci sono brani come "Scappa" ed "Eroe" in cui esce una profonda vena mediterranea e roots, anima calda e terrena che completa il profilo artistico della contautrice di Bari, sempre mantenendo alta la dose di attualità negli arrangiamenti che, in un album così classico è necessaria per non cadere nel burrone del già sentito, gran parte del merito è del produttore e musicista anglosassone Phil Mer.
Veri e propri punti di forza nella tracklist sono su tutte le canzoni "Esistere", "Aldilà delle stelle" e la conclusiva "L'amore non ha fame", vicine al mondo di Norah Jones, ma con un'attitudine sanremese che non ti aspetti: inizialmente ti tedia un po' (tipo Anna Tatangelo) ma alla fine vira nella classicità d'interpretazione (Arisa) e incanta attraverso una vocalità che sa vestire con grande eleganza e illuminare anche ciò che si finirebbe per trascurare.
Canzoni d'amore e di piccole rivoluzioni personali, canzoni che raccontano storie e che espiano dolori comuni, quelli che ogni persona affronta suo malgrado solo per il fatto d'esistere ed avere sensazioni, rivincite ed ammissioni a se stessi, Rita Zingariello riesce a cantare in punta di piedi le forse poco spericolate battaglie di tutti (partendo dalle sue forse) ma che in maniera impercettibile fanno cambiare. Cristalleria musicale da conservare, magari non ci berremo il whisky on the rocks nelle notti brave, ma il servizio buono va sempre tenuto pulito e in bella mostra.
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