Joanna Newsom, Tori Amos più un pizzico di Hanne Hukkelberg. Ecco, dopo aver elencato muse ispiratrici - vere o presunte - di Carlot-ta è il momento di cancellare tutto e ricominciare da zero. Perché qui c’è una musicista semplicemente pazzesca che gioca un altro campionato, quello delle cantautrici destinate a vivere mille straordinarie carriere in un unico percorso artistico. D’accordo, la presenza di Rob Ellis nelle vesti di produttore ha senz’altro dato binari da seguire ed eleganza da sfoggiare ai brani di “Songs of Mountain Stream”. Ma Carlot-ta ci ha messo le ottime idee. E c’è da scommettere che funzionerebbero benissimo in ogni caso. Questo è quello che si dice talento.
La cosa incredibile - ma nemmeno tanto, conoscendo il tipo - è che a Carlot-ta riesce tutto, ma proprio tutto, con una leggerezza davvero notevole. “Basiliscus” è una canzone raffinata che apre il discorso nel migliore dei modi. C’è un bel field recording in sottofondo che infiocchetta un delizioso cantautorato pianistico. “Cypressa” è un singolo di peso, pop di gran stile che si traveste da elettronica sui generis. Una piccola meraviglia di delicatezza e buon gusto che regala sorrisi, colori e bellezza, tanta. “Sick to the Heart” è una serenata alla malinconia che con una voce intensa come poche e una chitarra appena pizzicata riempie i chilometri e annulla le distanze.
Carlot-ta con “Songs of Mountain Stream” è a un passo dal disco perfetto. Ha imparato a tenere a bada una teatralità a volte eccessiva nell’interpretazione. E ha iniziato a lasciarsi andare, fidandosi dell’istinto e mirando di più alla semplicità, pur senza tradire una certa ricercatezza negli arrangiamenti. Dove può arrivare a questo punto lo sa solo lei. Di sicuro sarà molto in alto.
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