Destrutturare generi per costruire altri mondi
Il professor Altman dell'Università dell'Iowa, nei suoi studi sui generi cinematografici, ha elaborato un sistema basato sull'individuazione degli elementi semantici (tempi, luoghi, oggetti) e sintattici (formule, configurazioni, trasformazioni) del genere, caratteristiche peculiari che ci aiutano ad orientarci all'interno del mondo narrativo. Il sistema semantico/sintattico crea delle aspettative: da un personaggio vestito da astronauta, non ci aspettiamo che entri in un saloon dopo aver legato il cavallo alla staccionata, ma piuttosto che parta alla volta della luna. E quando un cowboy si aggira in un ambiente desertico e polveroso armato di pistola, beh, siamo pur certi di trovarci in un western.
“Centauri”, EP dell'eponima band, è catalogabile per certi aspetti sotto il genere alt-country, ma mentre ne presenta diversi caratteri semantici, usa la sintassi in maniera imprevedibile e sconvolgente, facendo traballare le nostre certezze in merito a cosa stiamo ascoltando. Il trio è formato da un pianoforte e due chitarre, una acustica e una che funge da elemento disturbatore (senti “Alfa Centauri A”).
L'opening track “Two sun” svela questa attitudine al disordine: gli ostinati si scontrano con la melodia sguaiata, andando a frantumarsi in un finale fatto di disturbi elettrici e feedback spaziali: il messaggio alieno è arrivato al saloon.
E tra melodie tendenti allo stornello punk (“On the road”), aperture di pop lo-fi (“Speak to your dead”), fango e imprevisti, il tutto avvolto sempre da una nuvola di rumore, frequenze, e canti sepolti sotto la coltre di sguaiatezza (“Find me I got lost”), il disco si chiude su “Always the same”, chitarra folk e pianoforte finalmente rilassato e melodico, con i rumori ridotti al brusio della voce.
Destrutturare generi per costruire altri mondi, questo fanno i Centauri, e lo fanno bene.
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La recensione Centauri di Scritto da Giulio Pons è apparsa su Rockit.it il 2014-10-02 00:01:00
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