“Quei ricci che porti con te ricordano Fabi e Gazzè”, canta Giovanni Santese in “Io sarò famoso”. I capelli non sono l'unica cosa che accomuna il cantautore pugliese ai suddetti: lo sguardo lucido e ironico sulla realtà e la capacità di raccontare e raccontarsi con leggerezza profonda sono le caratteristiche che fanno di Non Giovanni un degno rappresentante del genere cantautore scanzonato, stralunato, intelligente, poetico senza darlo troppo a vedere.
Santese è uno che ha “deciso di restare in Italia perché mi piace la lingua che vi si parla”, perché è “così bella che ti commuovi a vederla”, perché è la terra che ci ha dato “i libri di Pasolini, lo sguardo triste di Troisi, i motti di Ennio Flaiano, le canzoni di Rino Gaetano”, è uno che crede “in chi sa essere felice, in chi incoraggia, in chi sostiene, in chi sorride”, però non è un babbeo con gli occhiali rosa, anzi sa benissimo che per restare ci vuole coraggio, vede benissimo il marciume e le brutture, i sogni così difficili da realizzare, lo squallore della vita fatta spettacolo, e altrettanto bene ne rende conto, ma lo fa senza melodrammi, usando il filtro di una musica gentile e sorridente, attuale anche se ben radicata nella lezione di tanti cantautori, dai già nominati Gazzé e Fabi a Rino Gaetano e Battiato.
Forse non diventerà famoso, però merita di essere ascoltato.
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