Se amate le melodie malinconiche accompagnate da testi carichi di disillusione, questo disco non deluderà le vostre aspettative
L'Emilia Romagna, con i suoi piccoli paesi e le sue zone montuose, sembra avere un singolare quanto invidiabile legame con il cantautorato di qualità. Impossibile non citare Cerreto Alpi, una manciata di case nell'appennino reggiano che ci hanno regalato Giovanni Lindo Ferretti; o il cantastorie Tiziano Sgarbi in arte Bob Corn, da San Martino Spino, qualche centinaio di persone in tutto nel comune di Mirandola, Modena. Emiliano Mazzoni è senza dubbio uno di questi: viene da Piandelagotti, una frazione a 1200 metri sull'appennino modenese, ha un pianoforte, scrive e canta. E come gli altri due lo fa bene, lo fa molto bene.
Musiche raffinate, sostenute quasi interamente da quel pianoforte deciso e convinto col quale sembra avere un rapporto quasi morboso. Altrettanto fa la voce, che non teme le metafore, e gioca con le parole con una naturalezza invidiabile riuscendo pure a parlare di tette e di "merendine di merda" senza apparire minimamente volgare. Tra disillusione e saliscendi onirici, Emiliano Mazzoni ci regala un disco che riporta la mente agli ormai consunti album dei cantautori che hanno lasciato impronte enormi nel panorama musicale italiano ed europeo, pur senza richiamarne nessuno in particolare. La delicatezza di queste ballate al pianoforte ci culla con grande trasporto emotivo fino a ritrovarci, almeno idealmente, nel bel mezzo di quell'ambiente rurale dove Mazzoni le ha scritte e suonate.
“Cosa ti sciupa” è indubbiamente un qualcosa da godersi da cima a fondo come immergendosi sempre più nel profondo di un mare fatto di emozioni, sentimenti e provocazioni. Scavando sotto l'immediatezza delle prime due tracce, la splendida "Canzone di bellezza" e "Ma perché te ne vai" si scoprono delle autentiche perle al pianoforte, come "Ciao tenerezza", di una delicatezza che ferma il tempo, lasciandoci immobili a goderci i versi di Mazzoni; mentre altrettanto belle sono le tracce centrali “Hey Boy”, più orecchiabile, ma non per questo meno raffinata e l'ipnotica “Ragazza aria”. Il disco prosegue sullo stesso filone, tra una canzone lenta ed una più ritmata, con in comune un sottofondo di irriducibile malinconia.
Quello proposto da Mazzoni è uno di quei generi per i quali è fin troppo facile cadere nella banalità e nel “già sentito” e trovare un qualcosa che per personalità riesce pure a sottrarsi ai paragoni con i giganti del secolo scorso è già una bella notizia. Il cantautore emiliano riesce infine a raccontarci il suo mondo senza distrarci, ed ascoltandolo ci si rende conto che quello che viene cantato e suonato in questo disco appartiene ad un genere che forse abbiamo un po' dimenticato, ma del quale abbiamo ancora tanto bisogno.
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La recensione Cosa ti sciupa di Scritto da Giulio Pons è apparsa su Rockit.it il 2015-01-19 00:00:00
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