Lucio Dalla che incontra Franco Battiato? Sì, è così che canta il bolognese Marco Belluzzo. L’idea è certamente interessante, ma il risultato delude le premesse. Disco ascrivibile alla canzone d’autore più classica, “Rimanere in equilibrio” esibisce un sound alla Stadio anni 80, cadendo nel calderone della musica leggera più trita, banale e retorica (data la mia veneranda età, ne ho sentita – involontariamente e mio malgrado – a palate). Forse Belluzzo voleva dare una patina elegante di vaghissima ascendenza jazz (citato più volte: nel testo di “La cucina musicale”; richiamato da un violino lontanamente alla Stephane Grappelli; ricordato all’inizio di “Cuore di vinile”, dove però si cita “Piano bar” di Francesco De Gregori), ma il risultato, spiace dirlo, è melassa. Lo stesso cantato, in bilico tra i due numi citati in apertura, ma modulato con un tono fintamente burbero e sussiegoso, non pare né personale né convincente. I testi, considerazioni esistenziali minime sdrammatizzate.
Non è certo il caso di parlare di prodotto fuori tempo massimo, dato l’eterno presente che caratterizza il tempo attuale, in cui opere di epoche diverse convivono benissimo nell’orizzonte musicale di ciascuno di noi: ma di album amatoriale, non dal punto di vista della produzione, ma proprio del valore artistico, sì.
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