News For Lulu Circles 2014 - Rock, Psichedelia, Pop

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La eco malinconica di un mondo pop perduto nei soldi del grande successo

In un mondo dove musicisti e giornalisti, scrittori, artisti e critici fingono di non conoscersi per elogiare o farsi elogiare dandosi fintamente del lei, perché non scegliere la più semplice via dell'onestà affettiva e intellettuale?
Insomma, conosco molto bene i News for Lulu, li conosco così bene da aver parlato con loro di musica fino a tarda notte ben prima di ascoltare le loro canzoni e dunque ben prima di rendermi conto che il loro lontano post-rock non era certo roba per me quanto lo sarebbero stati i dischi successivi. Ho sentito "Circles" nascere piccolo piccolo, ne ho sentiti gli abbozzi, lo scheletro emotivo, la struttura non ancora mixata, ho letto e sezionato i testi e l'ho conosciuto sempre un po' più intimamente. Niente, in ogni caso, vale come l'ascolto della versiona definitiva di quest'album, nulla di più poeticamente preciso della stesura finale delle parole che lo compongono.
Con una genesi tutta pavese e una realizzazione statunitense a Omaha (Nebraska) tra le braccia di Ben Brodin (Mynabirds, Bright Eyes) con mastering di Joe Lambert (già al lavoro con Deerhunter, Animal Collective, The National) e l'ausilio delle incredibili voci di Laura Burhen (Mynabirds, Postal Service) e Orenda Fink (Azure Ray), "Circles" porta con sé la eco malinconica di un mondo pop perduto nelle piscine svuotate e nei soldi del grande successo bruciati tutti in superalcolici e automobili. Questo mondo sonoro che ora si deforma sotto l'etichetta "yatch pop" è figlio del pop americano di fine anni '70, di un sound che per l'ultima volta nella storia ingoia gli scampoli sfiniti di una lontana psichedelia, un pop che si veste di bianco e che porta il languore nella bigiotteria luccicante appesa ai propri polsi, in stanze d'albergo che non si ha più la forza di distruggere e in bicchieri di cristallo sempre pronti all'uso contro la disperazione, perché sì, il cerchio girando su se stesso non fa che ridisegnare la fine, il ripetuto fallimento, la reiterata crisi relazionale di cui i News for Lulu oggi qua come i Fleetwood Mac là, un giorno non troppo lontano, raccontano le gesta mai eroiche.

Se "Into nowhere" apre l'album con un frammento corale che ha il peso emotivo di un lungo sospiro che sta per perdersi nelle braccia spalancate dell'incipit di un racconto invero molto speranzoso, "Grin and bear it" sembra farci affondare lentamente nelle viscere di un delirio psichedelico di decadenza esistenziale che si cementa nella straordinaria "Eagles", piccola perla ignobile di un frammento di ogni nostra lovestory. "New year's eve" ci porta senza remore nel regno degli adorati Fleetwood Mac e ha il suono che avrebbe "The crying of lot 49" di Thomas Pynchon se i libri avessero un suono unico evidente alle orecchie di tutti, un brano che si configura come uno dei momenti più alti dell'intero lavoro, mentre "Flowers in the oven", grazie anche a un testo eccezionale costruito con la perizia di una lirica in versi densa di rimandi cinematografici piuttosto consueti nella poetica della band, ci accompagna verso la fine, quella "Circles" che sembra stare tutta in una conchiglia da avvicinare all'orecchio, suonata in altri spazi celesti e arrivata a stringerci tutti da chissà dove.
In un racconto sonoro che supera il concept pur abbracciando alcune delle sue caratteristiche chiave, i News for Lulu squadernano un pentagramma ricchissimo, una stanza dei giochi che si concede Fender Rhodes, clarinetto, sax alto e sax tenore ma pure vibrafono, organo, timpano e poi com'è ovvio basso, chitarra, batteria.

Raro, ma non unico, è in Italia un gruppo che sappia suonare davvero, assai prossima all'unicità è invece una band che abbia un progetto così sostanzialmente ambizioso, volto cioè a dare vita a un progetto musicale che sia completo, consapevole artisticamente senza rinunciare al cuore, alla dedizione sentimentale nei confronti della musica, rinunciando invece infine felicemente a un po' di mera speculazione estetica di cui tanto, invece, siamo colmi e stanchi in questa Nazione.

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La recensione Circles di Scritto da Giulio Pons è apparsa su Rockit.it il 2014-10-27 00:01:00

COMMENTI (3)

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  • pocketchestnut 10 anni fa Rispondi

    Supreme!

  • qlone 10 anni fa Rispondi

    son d'accordo con antonio. suonato bello, prodotto bello, arrangiato bello e bella copertina.
    non tutti i pezzi sono spettacolari, ma secondo me almeno la metà sono davvero notevoli. sei su dodici non è mica male!

  • utente38937 10 anni fa Rispondi

    gran bel disco, spero possa essere apprezzato da molta più gente.