Rock'n'roll primordiale, talmente grezzo che anche solo avvicinarcisi con una limetta sarebbe peccato mortale.
Rock'n'roll primordiale, talmente grezzo che anche solo avvicinarcisi con una limetta sarebbe peccato mortale. Primati appunto, che ricercano nella semplicità e nella sporcizia estrema l'essenza della musica. Il loro grido è quello strozzato di un impianto di amplificazione malfunzionante, ma che proprio per questo riesce al meglio ad esprimere quello che hanno, nella pancia. Nessun virtuosismo e due soli obiettivi: divertirsi e far divertire. Riuscendoci benissimo tra l'altro, grazie a dei giri di un basso distorto che più distorto non si può ed un ritmo maniacalmente regolare.
Stiamo parlando di canzoni da due minuti o poco più (e spesso, poco meno) che richiamano con decisione una personale interpretazione del concetto di punk'n'roll: un punk che rigetta tutta la sua aggressività non con violenza ma distruggendosi in un degenerate party. Una formazione composta da membri di Brutopop e Assalti Frontali, distantissimi musicalmente rispetto a questo progetto ma non poi così tanto concettualmente. Se dall'altra parte ci si impegna cercando di mettere in piedi qualcosa, qui si sfascia e ci si sfoga.
Le canzoni si susseguono incessantemente da "Gotta Do It" fino a "Caesar's Back" senza alcun fronzolo, seguendo lo stesso filone musicale tanto che si rischia di non accorgersi bene di quando stacca una e ne comincia un'altra; alla Ramones per capirci, solo che senza one two three four! e con i riff di Stooges e New York Dolls. Ecco, se vogliamo trovare il pelo nell'uovo possiamo dire che manca tra le 12 tracce di questo "Degenerate Party" la hit da classifica, il singolone per le radio. Poco male, anche perché ci sono delle perle al limite del surreale come "White Pizza", che non fosse per il testo ricorderebbe da vicino i gloriosi tempi dell'hardcore piemontese degli anni '80, in particolare quello di Indigesti e Peggio Punx (con le dovute proporzioni). In coda al disco, due cover prese da due mondi apparentemente opposti come quello di Motorhead e Randy Newman, che trovano la loro sintesi nei meandri più grezzi del rock'n'roll e che questa band capitolina riesce a tradurre in realtà con quello che è forse il miglior sunto dell'album: casino, follia, lacrime e sudore.
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La recensione Degenerate Party di Scritto da Giulio Pons è apparsa su Rockit.it il 2015-02-17 00:00:00
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