Direttamente da Siena, gli Oga Magoga si presentano come una delle infinite sfumature del concetto tutto italiano di musica indie. Alla formazione da gruppo standard, però, le piacevole incursioni di clarinetto e tromba regalano quantomeno un sapore diverso a una ricetta musicale già sentita troppo spesso. Il sound del gruppo è quello che fa da sottofondo a una festa rilassata: un pop rock che si fa avanti senza strattoni; in alcuni punti (come in “La nebbia dorme”) sembra quasi d’ascoltare un’eco dei Numero 6. Nonostante la carina triade iniziale (“La farfalla”, “La nebbia dorme”, “L’Aprile che va”) lasci trapelare segnali positivi da non sottovalutare, nell’interezza il disco non convince: il missaggio non è dei migliori (la batteria, ad esempio, sovrasta nettamente gli altri strumenti); cantato e testi, poi, non riescono a spiccare per originalità. Punto di forza, sicuramente, la sezione dei fiati: il disco si appesantisce man mano che le tracce scorrono, ma il clarinetto riesce in più punti a sollevare la situazione (davvero carino il riff in “Non piangerai”). Possono far meglio gli Oga Magoga e devono far meglio perché sono un gruppo da cui possiamo senza dubbio aspettarci di più: il prossimo album saprà chiarire meglio le idee, intanto aspetto curioso l’evoluzione di questo primo lavoro.
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