Cantautorato contaminato dall’elettronica. Un po’ (troppo) Bersani, un po’ Perturbazione. Esordio discreto.
“Dulcis In Fundo” è il debut-album di Alessandro Zanetti, undici tracce per un disco completamente autoprodotto: nessuna etichetta o distribuzione alle spalle. Partendo dal presupposto che il missaggio risente dei limiti tipici delle registrazioni casalinghe, si deve dare atto all’autore di aver realizzato un prodotto migliore di molti altri lo-fi in circolazione.
Il fil rouge capace di collegare tutte le parti del disco è il continuo incontro/scontro tra le basi elettroniche ed un cantato dal gusto spiccatamente cantautoriale. Ad un primo ascolto, Alessandro Zanetti sembrerebbe un fan sfegatato di Samuele Bersani, contaminato dal Lucio Battisti più “panelliano” ("Un signore addormentato che non vuole essere svegliato") o da influenze decisamente più elettro-pop, più vicine agli ultimi Perturbazione ("Il cielo di questo paese").
Volendo considerare l’album nella sua interezza (e chiudendo un occhio sull’immagine scelta come copertina) sembra un discreto esordio: le canzoni sopra citate sono anche quelle più riuscite del disco e quelle di più forte impatto, a cui va ad aggiungersi "Mi sono quasi commosso", che in un sapiente crescendo di synth e batteria regala al disco un'apertura degna. Se non calcasse troppo lo stile di Bersani (palese, ad esempio, nelle prime battute di "Perla") e non ricorresse a metafore spesso troppo ardite (appunto in "Metafora") potrebbe davvero fare un salto di qualità.
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La recensione Dulcis In Fundo di Scritto da Giulio Pons è apparsa su Rockit.it il 2015-02-05 23:30:00
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