MACH SHAU!THINGS HAPPEN IN WINTER2014 - Rock'n'roll, Pop, Garage

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Le sette tracce scorrono piacevolmente e senza grossi sussulti, alternando brani suonati a rotta di collo a ballate blueseggianti

“Mach shau! Mach shau!”. Fate casino! Fate casino! Era questo il grido che i Fab Four di Liverpool si sentivano rovesciare addosso dal pubblico di Amburgo nelle loro prime scorribande da (semi)sconosciuti in crucconia. Oppure, il disco degli australiani Hoodoo Gurus? O il brano dei And You Will Know Us By The Trail Of Dead? Ecco, finite le ipotesi circa l’origine del nome di questo combo lombardo (in verità io so che quella buona è la prima, ma è per fare più colore, ci siamo capiti, no?) passiamo a descrivere cosa si agita sotto questa ragione sociale.

Proto-punk, garage rock, power pop, chiamatelo come volete, ma lo si fa con chitarre (preferibilmente due), un basso ed una batteria. Stop. Non occorre altro, ah...ovviamente una voce abbastanza maschia da rendere credibile tutto l’impianto, certo non guasterebbe. Ecco cosa fanno i quattro Mach Shau (al secolo Luca Viganò voce/chitarra, Lorenzo Galbiati voce/chitarra, Gabriele Galbusera basso, Roberto Romagnano batteria), puro e genuino rock’n’roll stradaiolo, lo stesso con il quale band del calibro di The Replacements o The Clash, giusto per citare i primi due nomi affiorati alla mente, hanno scritto pagine memorabili nella storia delle sette note. Certo che leggere il proprio nome in una recensione e due righe più sotto essere, anche lontanamente, assimilati alle band appena citate, fa tremare i polsi. Ma sgomberiamo subito il campo da equivoci, i Mach Shau non saranno certo i nuovi Joe Strummer e soci, ma quello che fanno lo sanno fare bene e ne conoscono le leggi fisiche, a cominciare dalla prima traccia, “Have a Clearer Day”, una sorta di mid tempo alla The Libertines, continuando con “God Knows I'm Nothing But a Singer” o “Your Love”, punk’n’roll che sembrerebbe uscito dalla penna dei Minutemen (qualcuno se li ricorda?), band tra le più colpevolmente sottovalutate dell’art rock a stelle e strisce.

Le sette tracce scorrono piacevolmente e senza grossi sussulti, alternando brani suonati a rotta di collo a ballate blueseggianti (è il caso di “Re-turning Birds”, che vede la partecipazione di Matt Bordin dei Mojomatics). Ed è proprio nello studio di quest’ultimo che “Things Happen in Winter” ha preso corpo, registrato completamente in analogico (e si sente, perbacco se si sente) e senza grosse sovrastrutture, restituisce un sound caldo e pastoso, ideale complemento ad un lavoro di per sé già ampiamente godibile.

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La recensione THINGS HAPPEN IN WINTER di Scritto da Giulio Pons è apparsa su Rockit.it il 2014-11-25 00:01:00

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