“Meglio soli”, oltre che essere una saggia riflessione, è il nome dell’album che decreta il ritorno di Ed dopo due anni dal suo precedente album "One hand clapping". Abbandonato l’inglese, ci propone un album scritto interamente in italiano, virando dall’indie hipster alla Atlas Sound ai lidi del folk e del pop acustico. Un album che vede Ed reinventare la sua totale esterofilia per poter giocare liberamente con il pop americano e il calore del cantautorato italiano.
I testi a sfondo malinconico si mescolano perfettamente con un sound aperto e leggiadro in cui le schitarrate romantiche e i bassi penetranti la fanno da padrone. A sorpresa ritroviamo inaspettate distorsioni che aiutano a tenere viva l’attenzione e la curiosità nel susseguirsi delle tracce. Un esempio lo possiamo trovare in “Avvoltoio” che diventa un bel diversivo all’interno della scaletta.
La trama pop acustica che permea l’intero album trova il proprio apice in “#9” e “Uno su cinque”; pezzi che fanno tornare alla mente i fingerpicking inquieti e le linee melodiche di Elliott Smith ai tempi dell’indimenticabile “Either Or”. Un percorso all’interno dei meandri del genere che si evolve fino a toccare il pop italiano d’autore più ruffiano nella conclusiva “Tre volte”. Il pezzo che funziona meno è sicuramente “Scenario”: un primo impatto troppo violento con atmosfere spensierate dream pop, che inibirebbe nel proseguire nell’ascolto anche i più coraggiosi.
“Meglio soli” è un disco che, nonostante i suoi difetti, scorre molto facilmente dall’inizio alla fine, un easy listening avvolgente e che in un pomeriggio d’autunno può rivelarsi un ascolto sorprendente.
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