Come sono i ricordi della vostra adolescenza? I miei hanno l'odore del mattino presto, del gas di scarico del bus che mi portava a scuola, delle sigarette fumate di nascosto; hanno il suono dell'apertura a scatto del lettore cd portatile, dei treni al pomeriggio; hanno i colori degli abiti sempre troppo sgargianti e larghi, sulla mia innaturale magrezza di nonpiùmaquasiancora bambina. Questo disco ha il suono della mia adolescenza, nelle chitarre sgranate di derivazione grunge, i bassi distorti, le ritmiche nervose, la voce ora trascinata, ora urlata, ora capace di intessere melodie memorabili (“Le persone le persone...le confondo una con l'altra”, “La polizia mi porta via, mi porta via da casa mia”) per testi brevi, fatti ora di scaglie di immagini (“Persone nate in case abbandonate / Davanti al vento che abbatte il frumento”), ora di lampi di incertezza (“Come va? Così così, ci si dimentica di me”), dove torna spesso l'elemento del tempo sfuggente. Il tutto condito da un'urgenza comunicativa parente del punk. Certo, Le Sacerdotesse dell'Isola del Piacere (nome insidioso) somigliano tantissimo ai Verdena (sentire “Sorpassati da tutti”, in cui tutto, dai filtri sulla voce al suono di basso, è Verdena), perché negarlo? Ma non c'è problema, se le canzoni funzionano tutte, tutte con il loro grado di autenticità e quella capacità che solo la musica ha di restituire ciò che non c'è più.
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