La Giamaica del/nel Salento è viva e risponde all’appello con i(l) Sud Sound System ed il nuovo lavoro intitolato “Lontano”. La ‘global music’ del combo pugliese è raggamuffin, questo lo sanno tutti; ma è interpretato, a partire innanzitutto dalla tradizione linguistica - quella del Salento - più stretta ed intricata della Nazione. Che, signori miei, è una vera lingua, come tutti i dialetti, d’altronde. Con tutte le sue sfumature, i costrutti antipatici, i passaggi secchi ma nel contempo fluidi, che ‘suonano’ già di per se stessi. Da soli. Un dialetto multiforme al suo stesso interno del quale il Sud Sound System pare proprio non poter fare a meno - come di tutto ciò che è naturale, se ci si pensa bene, non si può fare a meno.
Questo sestetto di deejay/cantanti/ingegneri del suono/musicisti, che da dodici anni si batte per la diffusione del movimento reggae nel Salento, ha tirato fuori un prodotto che messo insieme suona variegato e, come accennato, ‘globale’: la loro musica riceve tutta una serie di influssi che, con buona pace di chi voglia classificarli solo ed unicamente come reggae-band, realizza una alchimia unica. Alchimia che, senza mai dimenticare la melodia più semplice e spontanea che si possa immaginare, mette assieme dub, rock e pop, sulla base musicale sempre fissa a dettare uno schema: il reggae, appunto.
Logica conseguenza del posto in cui vivono - il Salento, luogo di incontri e scontri, non foss’altro per la collocazione geopolitica - cantano, suonano, compongono e fanno dance-hall Si sente che ciò che è proposto, che sta dentro al disco, è venuto fuori in occasioni ‘genuine’, pure: un microfono, un po’ di gente a ballare, una bella base sotto, e via al freestyle. Il tutto, poi, ricomposto e sistemato con dovizia in studio. Anche se in soli tre mesi.
Il sociale, il politico, la rabbia che trasuda nei versi a volte crudi della band, la cui preoccupazione per questi temi è ‘vera’ e pervade pressoché l’intero album - sentitevi “La gente povera” e poi ditemi - sembra essere il chiodo fisso di questa formazione. Si tratta di pezzi forti e militanti, aspri. In realtà il punto sta in questa considerazione: l’attenzione al tappeto musicale, alle basi, seppur di origine spontanea, è perfetta e maniacale e, se anche non condividete tutto quello che Don Rico&soci spiattellano senza troppi complimenti nelle loro liriche, non potrete non essere trasportati e coinvolti dalla musica. Dance hall, per l’appunto: se non vai con il testo vai con la musica.
Le più interessanti - e forse, in parte, anche innovative rispetto ai loro passati standard - sembrerebbero “Principe”, “N aura crociata” e “Ene moi”. Segreto del reggae del system, genere nel quale è difficile - lo ripeterò sempre - non stancare, non stufare, sta proprio nel volere e potere rischiare inserendo ‘altro’ da ciò che è tipico del genere: freestyle, Almamegretta, elettronica, trip-hop et similia. Il risultato che otterrete da questo frullato, apparentemente inconciliabile, è proprio il Sud Sound System, un ossimoro di suoni. Francamente - e partendo comunque dal presupposto che il disco è di quelli ‘di livello’, che segnano un passaggio, se non altro perché inevitabilmente daranno una mano alla popolarità di questi ragazzi - avrei messo dentro qualche pezzo in più in italiano, e avrei evitato, in certi passaggi, il testo tirato ad ogni costo, omettendo magari “Nuh se po proibire”, semplicemente per il fatto che fra la tematica che questo pezzo tratta - la liberalizzazione delle droghe leggere - e le altre, c’è un abisso che dà qualcosa di bambinesco proprio al pezzo in questione.
Tuttavia, “Lontano” rimane un disco da comprare, perché sarà, per chi non conosce questa realtà, una folgorazione; per chi già sa, invece, una gradita e celebrata conferma.
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La recensione Lontano di Scritto da Giulio Pons è apparsa su Rockit.it il 2003-08-21 00:00:00
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