Santo BarbaroGeografia di un corpo2014 - Cantautoriale, New-Wave, Post-Rock

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Fare il disco migliore dopo aver oltrepassato il margine

La formazione a nove elementi è una bizzarria se rapportata alla maggior parte delle attuali band, specie quelle con tendenze post punk che spesso si presentano con tre strumenti, zero fronzoli e mille riverberi. “Geografia di un corpo” invece va al rialzo e mette in campo due chitarre, due bassi, due batterie, due percussioni e un synth. Gestire tutta questa roba non è facile ma i Santo Barbaro ci riescono molto bene. Costruiscono canzoni che hanno uno scopo. Evitano le passerelle per suoni raffazzonati e vanitosi e optano per un lavoro che predilige la concretezza e una certa orecchiabilità agli esperimenti fini a se stessi.

“Lacrime di androide” è un brano dall’impronta riconducibile ai Joy Division: ritmi veloci e sonorità sottili tirano la volata al nichilismo del cantante Pieralberto Valli, uno che usa le parole come se fossero chiodi da conficcare nei ricordi più neri per non farli più andare via. “Cosmonauta” ha un crescendo ovattato e bellissimo, è velluto su lame e detriti, smorza i toni e riscalda il cuore. “La necessità di un’isola” è un rock aspro, oscuro e violento alla maniera dei Craxi: c’è un gioco di reiterazione dei riff che contribuisce a dare una particolare drammaticità metropolitana alla traccia, fino all’esplosione finale che spezza l’arragiamento in due.

“Geografia di un corpo” è il disco migliore dei Santo Barbaro. È curioso che giunga dopo che la band aveva deciso di sciogliersi. Probabilmente era necessario oltrepassare il margine per trovare stimoli e ritrovare passioni. Che non erano spente. E che ora illuminano di nuovo.

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La recensione Geografia di un corpo di Scritto da Giulio Pons è apparsa su Rockit.it il 2014-12-05 09:00:00

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