“Lonely Crowd” è il primo capitolo ufficiale della storia dei The Shape: un disco coeso, sentito e vissuto.
Sono ben felice di poter affermare di averci visto giusto con i The Shape, l’ep del 2013 mi aveva impressionato per la forza espressiva e devastante della proposta: così giovane, ma ben salda e coesa, certo con le sue debolezze e vizi di forma tipici della giovinezza, ma i brufoli sono scomparsi strada facendo e in un anno i ragazzi hanno tirato su il primo lp “Lonely Crowd” davvero alla grande. Un lavoro maturo in tutto, nei suoni, nelle scelte stilistiche, nelle liriche, nell’artwork, insomma: missione compiuta!
Cioè che colpisce è la coesione dell’opera: un suono rotondo e tribale fa da sfondo al racconto sul quale i personaggi delle trame si muovono in rapida successione: “Second sun” funziona da opener dritta e decisa, ma che sa essere anche vagamente psichedelica; “Vacuum Eye” sarebbe perfetta come singolo a metà tra i Queens of the Stone Age più diretti e certi retrogusti più tetri e oscuri; “The Swan” è rapida e devastante e in meno di tre minuti dimostra come la band abbia già forgiato il suo marchio di fabbrica; “Ancient Woman”é una piccola gemma, ancora una volta memore di “Led Zeppelin III” una ballata folk che si apre a mantra elettrici e si chiude in una poetica avanzata.
“Sunshine” è un po’ troppo forzata e corale, forse l’unico passo falso del disco, ma possiamo anche perdonarlo; anche “Rain” scorre veloce e rotonda con un groove poderoso e onnipresente; “Brothers” nasce devastante e nella parte centrale si apre a contaminazioni psichedeliche per chiudersi con un groove sincopato e incalzante dalle atmosfere, vagamente, industrial; a “Old Black River” è affidato il compito di chiudere “Lonely Crowd” in maniera epica affidandosi a una ballata folk dai sentori oscuri, evocativi che sembrano provenire da lontane terre del Nord.
Il groove dei The Shape è diventato la stabile base su cui fondare le soluzioni più disparate, le chitarre sono diventate meno taglienti e più mature, così come il cantato che ha trovato la sua piena strada, incamminandosi sulla via dell’interpretazione cercando di rendere a pieno le diverse sfumature che la giovane band custodisce nel suo background musicale.
La missione è compiuta ripetiamo, non è facile per una giovare band vivere senza errori l’importante e fondamentale meta del primo disco: molti si lasciano prendere e dimenticano l’importanza della coesione, altri di colpo esauriscono l’ispirazione o si perdono per strada; i The Shape no, si sono guardati allo specchio, si sono piaciuti e sono semplicemente cresciuti.
---
La recensione Lonely Crowd di Scritto da Giulio Pons è apparsa su Rockit.it il 2015-03-13 00:00:00
COMMENTI