Cinque brani eterogenei compongono il secondo lavoro dei The Fence: “All that matters to me” apre il disco e sembra un brano anni ottanta, ballabile e coinvolgente; “Don’t be sad” mette allegria solo leggendo il titolo e la musica rispecchia la stessa voglia di sorridere, da ascoltare nei giorni troppo grigi; “Shame” è una delle migliori, nel cantato ricorda i Muse, la musica disegna melodie varie e originali all’interno dello stesso brano, partendo lenta, salendo nella parte centrale, poi calando di nuovo, e alzandosi ancora sul ritornello; a chiudere tutto c’è “Run & hide” che ricorda i Queen (con le necessarie distanze) e in generale il rock più classico degli anni settanta/ottanta, un altro bel brano che sa farsi apprezzare.
Insomma è un disco che alla fine risulta piacevole e che fa tesoro delle esperienze incancellabili che lo ispirano, cerca di farle proprie e crea 20 minuti di ascolto e distrazione dal quotidiano. Per parlare di lavoro eccezionale però bisogna andare ancora più lontano e superare gli esempi di partenza, intanto ci dobbiamo accontentare di un ascolto piacevole e di un disco ben suonato.
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