Premere il tasto play su un album di Musica per bambini è come accingersi a sfogliare una raccolta di strisce di un autore a te noto e che proprio per le sue caratteristiche (tratto, storie e modo di raccontarle) vai a cercare all’interno della tua fumetteria di fiducia. Non è una storia in tredici puntate o una graphic novel compiuta ma sono tredici rappresentazioni di cosa il lavoro possa essere, superando a destra e a sinistra chi dice che “al giorno d’oggi, caro mio, il lavoro bisogna inventarselo”. E la fantasia, sempre con una sottile ironia di un Rodari con il ghigno di Zanardi, a Manuel Buongiorni non ne è mai venuta meno, per cui in questo concept album non mancano sia i lavori inventati (per es. “L’addestratore di Luigi”) così come sketch e situazioni paradossali su professioni (“Bigliettaio”).
Lo stile musicale come al solito multiforme passa dal grind/thrash iniziale alle incursioni folk e alle danze elettro-pop passando per girandola di almeno una decina di altri generi e sottogeneri senza alcuna nessun accenno di continuità tra di loro se non l’immancabile presenza delle voci pitchate e stravolte. In questo lavoro ritornano molti aspetti della poetica e dell’approccio musicale affrontato nella produzione precedente, così come alcune soluzioni retoriche, ma che fanno ormai parte della (pesante o importante, a seconda del gusto) cifra stilista e dell’unicità che questo progetto possiede. Il tutto diventa mezzo per la componente di entertainment per sorridere (e non ridere) cercando di categorizzare (forse non a caso) il mondo per professioni (vere o inventate) in un tempo in cui il lavoro non riesce più a definire l’identità e la connotazione sociale di un individuo.
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