Dovevo immaginarlo, anzi, dovevo aspettarmelo, perché la legge del contrappasso è dietro l'angolo. Neppure il tempo di spendere parole d'elogio per il bel lavoro firmato da Gianluca Mondo nell'ambito di un cantautorato anticonvenzionale (passatemi la formula o, tutt'al più, andate ad ascoltarvelo), ed ecco che subito mi tocca la recensione di un artista che, nello stesso filone, si infila con mani, piedi, chitarra e tutto ciò che serve all'occorrenza.
La premessa per mettere subito in chiaro che "Seriamente ironico" non ha la benché minima qualità su cui si possa spendere parole. Gli arrangiamenti ricalcano un qualsiasi prodotto pop-mainstream (il riferimento più prossimo sono i Negrita delle ballatone sdolcinate), senza però avere il supporto di una scrittura degna di quel livello. Il suono, poi, è talmente pulito e levigato da risultare indigesto quasi subito - ho dovuto spezzare l'ascolto in diversi momenti per farne uno completo.
Sia chiaro: dal punto di vista tecnico è tutto perfetto, proprio come ci si aspetterebbe dopo aver studiato un manuale, però davvero non si va oltre. Rimarrebbero i testi da analizzare, ma anche su questo fronte è un disastro: tutti basati sul sentimento dell'empatia nei confronti di chi ascolta, il top (in senso negativo) è rappresentato da "Anch'io", dove praticamente il nostro compie una rivisitazione sul tema che gli 883 avevano già messo in musica con "La regola dell'amico". Insomma, il tenore è quello, quindi testi incentrati sulla leggerezza; ovviamente non discutiamo sulla scelta stilistica bensì sui risultati, a dir poco deboli. Perché quando senti versi in rima (uno per tutti) come "Ora lo so quali sono i miei piani / stare sdraiato con te fino a domani / D'un tratto mi piace l'inverno e non ho freddo alle mani", è davvero difficile trovare il lato positivo della faccenda.
Infine, non valga come giustificazione il fatto che si tratti di un esordio: se in questi 10 brani ci fossero tracce di talento ce ne saremmo accorti subito. Il nostro spassionato parere è che di album del genere non ne abbiamo bisogno.
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