Voce, due chitarre, basso e batteria per il quartetto indie The Angles. “Superturbodance” parte con il mood giusto di “Turn me on”, nonostante il ritornello reiterato troppo a lungo, e il ritmo sale con “Get high”. Dalla terza in poi le tracce diventano più brevi e dirette: con “Dance with me” e “Terror man” c'è del divertimento mentre “Hard times” presenta dei cambi di ritmo interessanti. Per gli amanti del genere tutte le tracce risultano godibili: spiccano per piglio e orecchiabilità anche “She is she”, “Ge32” e “Riders”. La voce c'è, i cori anche, la produzione è migliorabile ma è già di buon livello.
Un consiglio e un interrogativo: il nome dell'album potrebbe forse far pensare a un sound diverso da quello che caratterizza la band; per i prossimi titoli conviene farci una riflessione e magari chiedere una consulenza a un amico esperto di marketing. La domanda su cui riflettere, invece, è sempre quella: quanti gruppi indie rock italiani che cantano in inglese, partendo dal vecchio Stivale, riescono a sfondare? La band può crescere ma deve trovare il modo di differenziarsi e diventare davvero unica in questo filone musicale internazionalmente inflazionato.
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