"E' un finto rock". Prima frase del disco. "E' un finto rock". Come non venirne, se non rapiti, perlomeno incuriositi? E quindi. Da Genova, per etichetta Sony/Noys, sorprendente disco d'esordio dei Laghisecchi. Insolito quartetto per le nostre amate italiche sponde, niente a che vedere con la new-wave italiana imperante (per intenderci quella indecisa se cantare come Piero, come Lindogiovanni o come Cristiano. E a scanso di equivoci ho citato due maestri e un poverino, a voi individuare l'intruso). Tanto che le recensioni sui vari giùrnalet specializzati (ormai datate visto che il disco batte cassa dalla primavera 98) hanno scomodato gente del calibro di Pavement, Beck e Folk implosion (perché non anche i Blur?). Non mi sembra poco. Se a questo aggiungiamo la supervisione artistica di Marc Simon, il gioco è bello fatto. 11 canzoni+1 (fantasma) intelligenti e piacevoli. Molto "indipendent-anglo-american stail". Molto lo-fi. Leggesi: chitarra sporca+basso+campioni+batteria+melodia+un tocco di genovesità+ autoironia+molto altro che non posso sapere perché altrimenti si perderebbe il gusto dell'ascolto. Il tutto, e qui sta la vera forza, cantato in italiano. Musica scanzonata come la voce del leader, Marco Bitossi, autore e cantore, che con piena consapevolezza, nella traccia n°3, ci regala la più centrata descrizione del gruppo: "Un po' troppo insolito, troppo poco sonico, un po' troppo libero, non mi piaci più". I testi sono ben calibrati, trattano d'amore e di altri quotidiane magagne, tra cui l'infausta invasione di critici in erba, vagheggiata in "Lascia perdere": "giovani penne crescono, senza molto pudore scrivono". Musica divertita e divertente. Leggera e disturbata. Musica non facile probabilmente, ma dopo quattro o cinque rotazioni le melodie iniziano ad entrare in testa e certe frasi non te le togli più (il refrain di "L'imprevedibile soccorso" è splendido: "E già lo so, tornerò a passi lenti…"). Sembra una recensione a pagamento, ma non lo è credetemi (se poi nel frattempo il manager del gruppo volesse smentire il luogo comune che vuole i genovesi incredibilmente tirchi e mi spedisse un paio di caravaggi, io mica mi offendo…). Perchè non verso indistintamente solo veleno, come molti gruppi a cui ho recensito il cd o la cassettina potrebbero accusarmi. Anzi. Se trovo chi riesce ad intrigarmi con una produzione musicale degna di tal nome, sono ben lieto di sciogliermi in parole di lode (tralasciando per esempio di citare le due canzoni del cd che proprio non mi piacciono). Quindi chiudo dicendo che titolo migliore di "Radical Kitsch" non si poteva trovare. Lo stesso dicasi per la copertina (fa talmente schifo che riesce quasi a piacere). E soprattutto per il prezzo imposto. 27.000£.
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La recensione Radical kitsch di Scritto da Giulio Pons è apparsa su Rockit.it il 1998-11-21 00:00:00
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