Un lavoro anonimo ed impersonale
Ok, sembra di ascoltare "Superunknown" dei Soundgarden, ma è "Awakening" dei Mother Mary Mood che, giunti al secondo album, non brillano certo per originalità. Il campo di gioco su cui si disputa la partita è quello del grunge anni ‘90, e, nonostante i giubbotti di pelle dei nostri baldi eroi vogliano rimandare a immaginari southern-rock, le influenze principali sono quelle dei vari Pearl Jam e Alice In Chains. Ogni tanto riecheggia una chitarra hendrixiana, che finisce, però, per spegnersi inesorabilmente nel vuoto (come accade nell’intro di "Swamp Fever" e di "Crowbar"). La tracklist è piuttosto monotona e segue il solito vecchio canovaccio hard-rock, che prevede sette o otto pezzi spinti e un paio di ballads acustiche. Anche la scrittura è piuttosto canonica: i riff spediti finiscono quasi sempre per evolversi in ritornelli epici dal ritmo rallentato che poi si trasformano nuovamente in riff. Tutte le canzoni, di base, giocano su questa alternanza. Perfino il cantato, per quanto coerente al tappeto musicale, risponde ai parametri vedderiani o cornelliani. Per carità, i Mother Mary Mood sono un gruppo di panza e le loro canzoni fanno battere i piedini a tempo, ma, nel complesso, "Awakening" è un lavoro anonimo e impersonale. Se volete sapere come suona un album scritto da simpatici bikers con la passione per le distorsioni, allora eccovi accontentati.
---
La recensione Awakening di Scritto da Giulio Pons è apparsa su Rockit.it il 2014-12-21 23:30:00
COMMENTI