Geni o cialtroni poco importa. Quella degli Alfred Yeah è soltanto una strana forma di nostalgia del futuro.
Che io ricordi, non mi era mai capitato d’incontrare, su queste pagine, un progetto elettro-demenziale. Che poi, a dirla tutta, demenziale demenziale non è se non per quei titoli bislacchi che ti fanno sorridere e per quella salutare voglia di cazzeggio che a tratti sfiora (inconsapevolmente?) la genialata. Chiunque siano coloro che si nascondono dietro il moniker Alfred Yeah sono di certo personcine che hanno una tale confidenza con l’elettronica lo-fi da potersi permettere di prenderla candidamente per il culo senza per questo rischiare l’inferno.
L’omonimo debutto di questa band misteriosa altro non è che un sonico spiedino di freddure acustico/sintetiche – mediamente quasi tutte intorno ai due minuti – che si nutrono di rumorismo giocherellone, citazionismo trasversale e artigianato lisergico, un po’ come se l’eclettismo di Frank Zappa raccogliesse le briciole di certo dark-cabarettistico per poi spartirsele con gli Squallor e gli Art Of Noise. Bizzarro vero? Assicuratevene di persona ascoltando l’hip-hop abrasivo che incornicia il malessere sociale di “Non vogliamo cinesi in Veneto” o il country lobotomizzante di “Dio canto”, oppure quella “Giacino in Canada” che tanto ricorda una canzone da giostrai dopo una bomba atomica o ancora le due irriverenti micro-versioni in slow-motion di “Girls just want to have fun” di Cindy Lauper e “Never gonna give you up” di Rick Astley che, per l’occasione, diventano rispettivamente “Girls just wanna bombar” e “Never gonna have a Joy” (i testi ve li lascio immaginare).
E siccome a questi simpatici ragazzi piace – come candidamente affermano – “l’autodistruzione psicotica e i party a base di benzodiazepine”, beh, ascoltandoli, è un po’ come se la loro musica frastornata parlasse per loro e meglio di loro.
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La recensione Alfred Yeah di Scritto da Giulio Pons è apparsa su Rockit.it il 2015-01-28 00:00:00
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