Luca Urbani
Affinità-divergenze fra il compagno Togliatti... 2014 - Elettronica, Alternativo, Pop punk

Affinità-divergenze fra il compagno Togliatti...

Rilettura synth pop del capolavoro dei CCCP. Imperdibile?

Poco prima dell’uscita del box "Stati di agitazione – 30 anni di CCCP”, che riunisce tutta la discografia della band in vinile, Luca Urbani pubblica il suo personale tributo devozionale a uno dei dischi fondamentali degli ultimi 30 anni, con un’operazione rara in Italia, ovvero il rifacimento integrale dell’intero album. Lo tentò solo Morgan con “Non al denaro, né all’amore, né al cielo” di Fabrizio De André, dove però il rispetto filologico era massimo e le deviazioni dalle partiture originali minime.
Urbani invece rilegge uno dei capolavori di Zamboni-Ferretti in chiave elettronica, cogliendo forse l’occasione per sfatare una leggenda che lo cruccia fin dai tempi dei Soerba: e cioè la sua pretesa leggerezza, dovuta al fatto che la unica hit single del duo monzese fu la sbarazzina “I’m Happy”. In realtà gli album dei Soerba e quelli dell’Urbani solista erano la filiazione italiana dei Depeche Mode più scuri, ma si sa come vanno le cose.
Ma, dunque, che disco è “Affinità-divergenze fra il compagno Togliatti e noi” Urbani-mode on? È un disco di Luca Urbani: il che vuol dire che alla rabbia disperata dei CCCP qui subentra una pacatezza altrettanto (e forse più) disperata, dovuta principalmente all’impostazione della voce e all’assenza delle sfuriate chitarristiche più accese. A questo proposito, benché non manchino i suoni distorti (come in “Valium Tavor Serenase”), si prediligono i suoni liquidi, a base di chorus e flanger, delle parti originali, che rivelano il lascito dei Cure più gotici sui CCCP. A volte Urbani è molto rispettoso dell’originale, come in “IoStoBene”; a volte invece conferisce alla sua cover un tono più leggero e sbarazzino (nei limiti di quanto detto sopra), come avviene in “MiAmi?” (sì, scritta come il nostro festival: ma perché suggerisce un disimpegno balneare che rimanda alla città della Florida) e in generale evita i riferimenti al liscio che caratterizzavano i CCCP (ancora “Valium Tavor Serenase”). Quasi sempre il cambio di sonorità evidenzia la componente dance dei brani, che quando erano hardcore punk facevano pogare, mentre qui rivelano il loro lato synth pop. È un disco interessante per questa particolare rilettura dei climi sonori ed esistenziali, che ci fa immaginare come sarebbe stato se i CCCP fossero stati i Neon o i Krisma. Ma è imprescindibile? Per i fans di Urbani e dei Soerba sì, per quelli dei CCCP solo se completisti.

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