Bianchi Sporchi
Bianchi Sporchi 2014 - Rock'n'roll, Soul, Blues

Bianchi Sporchi

Gusto, tiro e ottima cultura musicale. Mica poco.

Disco d'esodio per i Bianchi Sporchi, quintetto che dalla profonda Brianza porta in giro un suono eclettico a base di r&b vecchio stile, rockabilly e beat, il tutto frullato con una bella dose d'ironia e attitudine da party. L'intrattenimento è il primo obiettivo, come può testimoniare chi li abbia visti dal vivo almeno una volta, e se qualcuno, già che c'è, vuole anche ballare, non fa un soldo di danno.

Alla causa contribuisce, e non poco, l'ottimo asse ritmico batteria-contrabbasso, e i solisti danno il tocco in più, tanto con le tastiere quanto con la chitarra di impronta jazz. Il mood dei brani è sempre piuttosto allegro, mentre sono le atmosfere a variare (dal doo-wop di "Etta" alle più tirate "Fox in love" e "Once I was"), raggiungendo il picco quando intervengono i cori di Cecilia Fumanelli (ospite in tre brani, tra cui spicca "Autumn").

Unica, piccola nota dolente del disco è la resa della voce del cantante Gabriele Pezzini, non tanto per questioni di timbro o intonazione, quanto per l'interpretazione, eccessivamente piena ed enfatica, quasi "operistica" a tratti ("Da riff", per dirna una), che più che a un contesto r&b sembra prestarsi ad uno da crooner o da big band swing, in cui per forza di cose ci deve essere un vocione ad ergersi sull'orchestra e sui fiati.
 
Qui si tratterebbe di adattare maggiormente il cantato al sound della band, senza però perdere quella capacità di coinvolgere il pubblico che è sicuramente il principale punto di forza del frontman dei Bianchi Sporchi. Un'impresa comunque tutt'altro che impossibile, tanto più che è coadiuvata da musicisti che sin da questa prima prova danno prova di gusto, tiro e un'ottima cultura musicale. Mica poco.

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