Che fine hanno fatto le lucciole? Senza scomodare Pasolini, va detto che in effetti non capita spesso di vederne in giro, e la penuria ne accentua la poeticità: se parli di lucciole, di certo sei un animo romantico e nostalgico. “Catacatassc” è il titolo dell'esordio in full-length del gruppo campano, e nel loro dialetto significa appunto lucciole. E da luci naturali, rurali e d'altri tempi è illuminata la musica che fanno questi quattro ragazzi dallo spirito decisamente nomade e agreste.
Come avrete facilmente intuito, siamo dalle parti del folk. Declinato ora in chiave più rock ora world, con immancabili incursioni in territori latinoamericani e balcanici, con tempi di valzer, chitarre slide e armoniche, storie dal sapore neorealista popolate di ferrovieri e marinai, inevitabile alternanza di momenti da festa ubriaca (“Traskei”) e attimi di riflessione malinconica (“Cadillac”, la migliore delle tredici canzoni).
Detto questo mi sembra superfluo nominare Tom Waits e Vinicio Capossela. Ma ormai li ho nominati e quindi ve li tenete. Se vi piacciono può essere che vi piaccia anche questa Bestia Carenne, che non ha inventato niente ma il suo mestiere lo sa fare: farvi ballare nelle serate in campagna, la campagna vera, quella dove ci sono ancora le lucciole.
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