Soyuz Story of the year 2014 - Rock, Alternativo

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Le aspettative erano alte ma i Soyuz le deludono in gran parte. "Story of the year" è il classico disco di livello medio.

Non ricordavo affatto, ma appena 2 anni orsono mi ero occupato io stesso della musica dei Soyuz, scrivendo che il loro "intento è quello di provare a cimentarsi in un genere (l'alt-rock di stampo nineties) i cui capofila ideali sembrano essere tanto i Fugazi quanto i Foo Fighters". Dissertavo poi sulle diverse influenze, sentenziando però nel finale di recensione che "l’ispirazione e la personalità dei tre veneti rimane spesso sullo sfondo". Insomma, "Back to the city" si lasciava ascoltare ma poi - metaforicamente parlando - è rimasto lì sullo scaffale a prendere polvere, non trovando altre ragioni per ritornarci sopra.

Riascoltandolo oggi, in previsone del nuovo lavoro, confesso di essere stato anche fin troppo buono all'epoca. E, spiace constatare, "Story of the year" soffre, a grandi linee, degli stessi problemi del predecessore; pur avendo infatti realizzato le cose in grande ("Un disco come si facevano cinquant’anni fa, tutti chiusi nella stessa stanza, il nastro magnetico che gira, i microfoni a riprendere il muro sonoro di amplificatori e le sovraincisioni ridotte all’osso"), finendo persino a Nashville per masterizzarlo nello studio di Richard Dodd (Tom Petty, George Harrison Kings of Leon fra gli altri), non ci sono grossissimi passi in avanti.

L'influenza maggiore continua ad essere quella di Dave Grohl e soci, con la differenza che rispetto al passato l'approccio alla materia è declinato ancora di più verso suoni mainstream - e ciò non sottintende un giudizio negativo, anzi. Però, pur essendoci alcune buone intenzioni (nell'iniziale "FYI" vengono in mente i Kasabian, su "Midas" e "Great expectations" compaiono finanche gradevoli flash di brit-pop) e la mano di David Lenci dietro al mixer, questa mezz'ora di musica continua a lasciarci indifferenti.

Senza dilungarsi oltre, il punto nodale è che a nessuna delle 7 canzoni si possano rimproverare particolari difetti (al massimo la pronuncia, a tratti davvero stentata - si ascolti la title-track). Molto semplicemente nessuna fra queste ha il tiro che ti aspetteresti, considerando tanto le aspettative quanto i presupposti che stanno dietro a questo disco.
Forse i Soyuz devono ancora crescere... o forse è proprio questo il loro zenith artistico.

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La recensione Story of the year di Scritto da Giulio Pons è apparsa su Rockit.it il 2015-01-14 00:00:00

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