Un ep con pochi elementi molto imponenti, da cui si intravedono grandi cose per il futuro
Quando si pensa alla Sicilia, si pensa al calore, al sole, agli arancini, a una cultura folklorica molto radicata, al mare. Per quanto riguarda la musica, io penso agli Uzeda, a Il Pan del diavolo, a Roy Paci. Esperienze musicali diversissime, come è normale che sia in un territorio vasto, crocevia di secoli di culture e influenze, come quello della Sicilia. Di certo, fino ad oggi, non avevo mai pensato a questo, parlando di Sicilia. I da Black Jezus della terra natìa conservano il calore e poco altro.
Su una base minimale, fatta di sola chitarra acustica e beat stretti ed essenziali, si erge una voce che da una parte è rotondità, morbidezza, dall'altra ha in sé un quid tagliente. Una vocalità molto mainstream, da Nardinocchi ai campioncini da talent, Madh e Mengoni per citarne due, qui usata in maniera semi-inedita, su atmosfere alt-folk rarefatte, proprio per lasciare spazio a questa voce così densa e protagonista. Il risultato finale è un ep bello e potente, che al primo ascolto disorienta: non si intende subito se si tratti di fuffa ben confenzionata, o se sia davvero sorprendente come sembra. Qui ovviamente si propende per la seconda ipotesi, perché non si possono liquidare come colpi di fortuna la bellezza del beat blakeano di “It's a long way baby”, così come l'ingresso potentissimo di “Don't mean a thing”, gli arrangiamenti raffinati di “I'll be dry”. I momenti più folk (“Sometimes”) riportano alla mente un'altra rivelazione di questo 2014, gli italo-svizzeri Rocky Wood. Quindi pochi, pochissimi elementi, ognuno di essi con una personalità fortissima e un peso specifico imponente all'interno della composizione.
Non si tratta comunque di una prova esente da difetti: i brani si assomigliano tra loro e benché funzionino tutti benissimo rimangono sempre nel raggio dei buoni brani, senza mai folgorare come uno strale, e il sospetto che questa voce così importante su un minutaggio più esteso possa risultare stucchevole fa capolino. Starà ai da Black Jezus trovare la giusta misura perché tutti gli elementi non sfuggano al loro controllo. Di certo, questo ep ha in sé i semi di qualcosa che potrebbe diventare grande.
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La recensione Don't mean a thing di Scritto da Giulio Pons è apparsa su Rockit.it il 2014-12-29 09:00:00
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