L’omonimo ep dei Rosafante oscilla tra gradevolezza e noia. Nell’anelata ottica grunge del trio marchigiano, la noia non sarebbe da considerarsi, necessariamente, un difetto di fabbricazione. Qui, però, la volontà di raccontare un vissuto uggioso si trasforma, spesso e volentieri, in tedio. La formula adottata dai giovani ascolani, in realtà, è di tutto rispetto: sonorità alla Puddle of Mudd e liriche italiane robuste e raziocinanti alla Ministri (vedi “SeiFaiDai”), ma procediamo per gradi.
“Lo scorpione e la rana”, prima traccia. Cruda spinta rock su suggestioni della famosa favola di Esopo. “Vorrei sentirti dire” e “Scatola”, i brani che più di tutti peccano di insipidezza, sezioni ritmiche imprecise e melodie faticose. “Il mio nel tuo”, una sofferente ballad che rievoca le sonorità dei The Veils con un testo piacevole (“Il tuo oro, la mia decadenza, il tuo sorriso, i miei silenzi”) che contrasta con la cattiveria e la malizia che straborda in “Me ne fotto” (“tu mi perdonerai, ma francamente me ne fotto”). I Rosafante picchiano duro, certo, ma non quanto potrebbero. Il risultato finale è debole, ma non privo di buoni spunti.
Vedi la tracklist e ascolta le tracce sul player nella versione completa.