I Na Isna hanno molto da dire, e questo non può far altro che premiarli in futuro.
Un album introspettivo quello di Na Isna, e aggiungerei con ispirazioni naturiste e bucoliche. “Un dio furioso” è un lavoro complesso: le metriche sono curiose, la composizione è impeccabile, le ispirazioni percepibili vanno da Paolo Benvegnù al pop dei Virginiana Miller ma il proprio tratto stilistico distintivo rimane netto e forte.
Lo si percepisce in “Stri stri”, un fingerpicking accarezzato da tastiere dolci e sognanti che accompagnano un testo che è una dedica a paesaggi sconosciuti e ad abitudini ormai perse.
La melodia di “Neri mai” è struggente e bella, sfocia in un crescendo inarrestabile di voci, pianoforti e chitarre lasciando il testo come un fanalino di coda perché tutto ciò che è stato costruito attorno è capace di catalizzare totalmente l’attenzione.
I testi: croce e delizia di quest’album. È uno dei pochi lavori di emergenti in cui si percepisce la voglia di comunicare qualcosa di sensato come nella miglior tradizione cantautorale italiana. La scelta di periodi lunghi e articolati accostati a melodie altrettanto complesse però non è stata vincente, anche se molto coraggiosa. L’attenzione è catturata totalmente dalla musica, facendo cadere in secondo piano dei testi che potrebbero altresì comunicare molto più efficacemente immagini ed emozioni. L’ascolto risulta faticoso e arrivare a fine album senza premere il famigerato skip potrebbe diventare un’impresa ardua. A volte se si vuole comunicare qualcosa una nuda chitarra e voce sono mezzi molto più sicuri tramite cui trasmettere parole importanti e a cui si tiene particolarmente.
I Na Isna hanno molto da dire, e questo non può far altro che premiarli in futuro.
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La recensione Un dio furioso di Scritto da Giulio Pons è apparsa su Rockit.it il 2015-03-27 00:00:00
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